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Storia e caratteristiche del Pinot nero, l’enfant terrible dei vitigni

Di Redazione


L’enfant terrible, è questa forse la miglior descrizione del Pinot nero.

Oggi scopriremo uno dei vitigni più celebri di tutto il mondo enologico, nel bene e nel male.

Sì perché il Pinot nero è un vitigno a bacca rossa bizzoso, imprevedibile, che sviluppa un rapporto fortissimo col terroir che lo accudisce.

Coltivato in un suolo poco adatto, questo vitigno leggendario darà vita a vini scialbi, piatti. Quando invece trova il suolo giusto, il Pinot nero dà vita ad alcuni dei migliori vini rossi pregiati del panorama enologico mondiale. Ma qual è la storia del Pinot nero? Per scoprirla dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, quando la Gallia era una provincia romana.

vitigno a bacca rossa pinot noir


Le origini del vitigno


La storia del Pinot nero ci porta in una delle grandi regioni vinicole francesi: la Borgogna, è qui che il vitigno ha origine, già in epoca gallo-romana, a partire da un ceppo di viti selvatiche che popolavano i tanti boschi della regione.

La prima menzione di quello che poi avrebbe preso il nome di Pinot nero, è forse rintracciabile in un documento del III-IV secolo in cui gli abitanti di Autun ringraziano l’imperatore Costantino. Nel documento si cita un vitigno di grande qualità presente nel pagus Arebrignus, l’odierna Côte de Nuits.

Nel Medioevo saranno, come per tanti altri vitigni, i monaci benedettini a perfezionare la viticoltura del Pinot, traghettandola nella modernità.

Ma è nel XIV secolo, in alcuni documenti borgognoni, che fa la sua comparsa il termine Pinot nella versione arcaica di Pinoz o Pynos.

Lo sapevi che …

Il Pinot nero è il genitore di altri importantissimi vitigni francesi, come lo Chardonnay, l’Aligoté e il Gamay.

Quanti tipi di Pinot ci sono?

La risposta è 6, ma il Pinot nero, come abbiamo visto sopra, è il ceppo originario, grazie ai suoi mille e più anni di storia. Gli altri Pinot sono:

  • Pinot grigio
  • Pinot bianco
  • Pinot meunier
  • Pinot teinturier
  • Pinot nero precoce

Perché si dice Pinot?

Perché i grappoli di questo vitigno, essendo piccoli e compatti, sembrano delle pigne, in francese pinot.

vinificazione pinot nero


Vinificazione e invecchiamento


L’acino di Pinot nero ha una buccia molto sottile, una caratteristica che permette di vinificarne le uve sia in bianco che in rosso.

La vinificazione in rosso

La vinificazione in rosso del Pinot nero è ad oggi quella più celebre. Per poter realizzare ottimi vini rossi è fondamentale che il vitigno sia coltivato in aree dal clima continentale, dove la temperatura non diventi troppo calda causando un’eccessiva maturazione dell’uva.

La macerazione, che conferisce il caratteristico color rubino al vino, avviene in tini d’acciaio nei quali prende il via la prima fermentazione, dopodiché inizia l’affinamento in botte, durante il quale avviene una seconda fermentazione, in questo caso malolattica, che trasforma l’acido malico in lattico, donando morbidezza al vino.

Grazie alla sua acidità il Pinot nero può invecchiare dai 2 ai 10 anni (e talvolta anche di più).

La vinificazione in bianco

Non possiamo non menzionare la vinificazione in bianco di questo vitigno, anche perché qui la storia del Pinot nero si fonde con quella dello Champagne. Infatti, una volta privato delle bucce, il Pinot nero può essere vinificato in bianco, grazie anche alla sua caratteristica acidità. In questo secondo caso si usa il vitigno soprattutto per produrre Champagne e Crémant che, qualora sia prodotto con uva di Pinot noir e/o Meunier, sarà classificato come un “blanc de noirs”.

Che vino è il Pinot nero? Le caratteristiche organolettiche


 Premessa: è una domanda non semplice.

Tutti i vitigni esprimono il terroir che li accudisce, ma nessuno come il Pinot nero. È talmente stretto il legame di questo vitigno col territorio in cui cresce che è difficile parlare in assoluto di caratteristiche del Pinot nero.

Le cose poi si fanno più complesse se vogliamo descrivere un Pinot nero del Vecchio mondo (da noi in Europa) o del Nuovo mondo (Stati Uniti, Sudafrica, Nuova Zelanda per fare alcuni esempi).

Quindi?

Nonostante la peculiarità di ogni Pinot nero, quella di Borgogna è senza dubbio l’espressione più nobile del vitigno e il vino modello a cui si ispirano tutti gli altri.

Le caratteristiche del Pinot nero di Borgogna

La Borgogna, ça va sans dire, visto che è la regione d’origine del vitigno, è il punto di riferimento sia per la storia del Pinot nero, sia per la sua vinificazione, ancora oggi. Qui, per essere più precisi nella Côte de Nuits (dove si concentra la quasi totalità dei grand cru), vengono prodotti alcuni tra i migliori vini rossi al mondo.

Il colore è di un rubino vivo quando il vino è giovane, ma vira verso il rosso violaceo invecchiando fino a diventare via via di un rosso più pallido, quasi color mattone.

Stesso discorso si può fare per gli aromi. Quando è giovane, il Pinot nero offre al naso profumi di frutta rossa, come lampone, ciliegia e note speziate, come pepe nero e cannella. Con l’invecchiamento gli aromi cambiano, dalla frutta rossa si passa alla confettura, dalle spezie ad aromi di sottobosco, come il tartufo e per finire note animali, come il cuoio.

Al palato i tannini diventano via via meno accentuati in base all’età del vino, così come l’acidità. Ma che sia più o meno giovane, il Pinot nero si distingue come un vino rosso che mantiene sempre una buona freschezza.

Oltre la Borgogna, dove viene coltivato il Pinot nero?

Dell’Italia parleremo tra poco, per ora concentriamoci sul Nuovo mondo.

Come detto all’inizio, il Pinot nero è un vitigno bizzoso, che si ammala facilmente, vittima di muffe e parassiti o di un clima non ideale.

Per questo i migliori Pinot nero fuori dalla Borgogna sono quelli che, surprise surprise, vengono prodotti in zone il cui terroir assomiglia a quello della regione francese. Quanto più marcata sarà la somiglianza, tanto più il Pinot nero prodotto ricorderà per caratteristiche ed eleganza la versione francese, che abbiamo visto essere il punto di riferimento per valutare un ottimo Pinot nero.

Parlando di zone, ce ne sono alcune, nel Nuovo mondo, che non hanno niente da invidiare alla Borgogna.

Un esempio è la Willamette Valley, in Oregon. I Pinot nero dell’Oregon sono calorosi, offrono aromi di frutta rossa, dalla fragola al lampone e note floreali supportate dalle note di sottobosco, di champignon e tartufi.

Un’altra regione interessante è quella del Marlborough in Nuova Zelanda, qui negli ultimi anni si produce Pinot noir di altissima qualità, grazie al suolo argilloso e alle condizioni pedoclimatiche che ricordano, hai indovinato, la Borgogna.

Al naso sentirai frutta rossa come ribes e ciliegia, accompagnata da note boisé, i tannini sono eleganti e l’acidità è moderata.

Dove si produce il Pinot Nero in Italia?

Chiudiamo il tour nella storia del Pinot nero con l’Italia.

Sono due le regioni italiane che meritano una menzione quando parliamo di Pinot nero: l’Alto Adige e la Lombardia, per essere più specifici l’Oltrepò Pavese.

Entrambe le zone sono state premiate con una DOC, l’Alto Adige Pinot Nero DOC e l’Oltrepò Pavese Pinot nero DOC.

In Alto Adige il pinot nero arriva grazie agli Asburgo all’inizio del diciannovesimo secolo per poi diventare uno dei vitigni più rappresentativi della regione. Il pinot nero dell’Alto Adige è caratterizzato da un profumo intenso di bacche rosse, violetta e chiodi di garofano.

Anche nell’Oltrepò Pavese il Pinot nero arriva a cavallo del diciannovesimo secolo, per l’esattezza nel 1865, quando il Conte Carlo Giorgi di Vistarino impianta le prime viti.

Inizialmente il Pinot nero è vinificato in bianco e usato per realizzare spumanti, solo nella seconda metà del ‘900 alcuni produttori iniziano a vinificare in rosso. Se negli anni ‘60 gli ettari vitati erano 600, nel 2010 (l’anno in cui nasce l’Oltrepò Pavese Pinot nero DOC) erano già diventati 2800, che ai tempi rappresentava il 70% di tutta la superficie vitata a Pinot nero in Italia.

Per quanto riguarda le caratteristiche, il pinot nero dell’Oltrepò Pavese è caratterizzato da note di ciliegia e frutti rossi, viola e spezie.

A cosa si abbina il Pinot nero?


Ora che sai la storia e le caratteristiche del Pinot nero, è tempo di scoprire con cosa abbinarlo.

L’acidità vivace e i tannini morbidi rendono i vini Pinot nero l’abbinamento ideale per una grande varietà di carni. Gli aromi di frutta rossa e spezie si combinano perfettamente con la succosità di un filetto di manzo o con un pollo ruspante grigliato. Se ami il pesce, l’ideale sono il salmone o il tonno alla griglia, il pinot nero offre un contrasto intrigante grazie alla combinazione degli aromi di frutta rossa del vino e i sapori affumicati del pesce

Ma le possibilità di abbinamento pinot nero non si fermano alla carne, la sua versatilità lo rende un ottimo partner dei formaggi stagionati. La complessità aromatica del pinot nero si sposa alla grande con formaggi come il grana, il pecorino e il gorgonzola, creando un equilibrio armonioso tra la dolcezza dei formaggi e la freschezza e leggera acidità del vino.

Un’altra chicca con cui abbinare il Pinot nero sono i piatti a base di funghi, come i risotti cremosi o funghi porcini alla griglia, una scelta naturale per esaltare e richiamare le note terrose e minerali di questo vino.


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