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Quali sono i migliori vini Nebbiolo? Storia e caratteristiche di un vitigno leggendario

Di Chiara Bolzani


Potenziale di invecchiamento, aromi complessi e un terroir perfetto per la viticoltura dipinto da lingue di roccia argillose e calcaree, le Langhe

Quello che abbiamo descritto è l’identikit del re dei vitigni rossi italiani: il Nebbiolo.

La domanda è: 

come ha fatto un vitigno autoctono a conquistare il mondo partendo da un angolino dell’Italia nord-occidentale?

Le origini del Nebbiolo, da Nibiol a Barol

Il Nebbiolo è rigorosamente autoctono. In un’epoca in cui i vitigni internazionali come Pinot Nero e Cabernet Sauvignon sono coltivati letteralmente ovunque, ci sono alcune zone in cui il legame tra vitigno e territorio d’origine resiste più saldo che mai. 

Per il Nebbiolo le Langhe sono ovviamente il primo nome che viene in mente, ma anche la Valtellina in Lombardia e la Val D’Aosta, dove il vitigno assume caratteristiche peculiari.

Ma senza paura di offendere nessuno, possiamo dire che la patria, quantomeno quella storica, del Nebbiolo sono le Langhe.

Le prime attestazioni risalgono alla fine del 1200. A Rivoli è stata trovata in un’antica pergamena di Corte la menzione della coltivazione del “Nibiol”, a La Morra in alcuni documenti municipali troviamo il “Nebiolium”, per poi arrivare a “Barol” a fine ‘700. Quando, un po’ come successe secoli prima nel bordolese, i mercanti inglesi iniziarono ad accorgersi delle qualità del Nebbiolo e a importarlo in terra d’Albione grazie a una serie di accordi commerciali con i Savoia.

Ma com’era il primo Nebbiolo?

Niente a che vedere con i vini strutturati e  complessi che conosciamo oggi. I primi Nebbiolo erano vini dolci e frizzanti. Molto apprezzati, ma diversissimi dai vari Barbaresco e Barolo che tanto amiamo oggi.

Langhe paesaggio con nebbia


Perché si chiama Nebbiolo?

Diverse sono le teorie sull’origine del nome.

La prima interpretazione, che poi è quella a cui pensiamo un po’ tutti, ci dice che il nome del vitigno deriverebbe dalla nebbia. Ma cosa hanno in comune un vino rosso e un banco di grigia nebbia?

Il motivo sarebbe da ricercare nel momento in cui si vendemmia il nebbiolo, cioè tra ottobre e novembre, proprio la stagione delle nebbie nelle Langhe.

Se non ti soddisfa questa versione, ce n’è un’altra dall’aria leggermente più “tecnica”. Il nome Nebbiolo deriverebbe dall’abbondante pruina, quella patina biancastra che vedi a volte anche sugli acini di uva da tavola, presente sulla superficie dei chicchi. Il velo di pruina ricorderebbe dunque la nebbia e da lì il nome del vitigno. 

Le caratteristiche del Nebbiolo (il vitigno, non il vino)

Premessa necessaria: è un vitigno che da molto, ma pretende altrettanto in cambio. Non siamo ai livelli del bizzoso Pinot Noir, ma poco ci manca.

Il Nebbiolo è esigente sotto molti aspetti:

  • condizioni ottimali di coltivazione 
  • esposizione del terreno 
  • concimazione

Ha bisogno di terreni calcarei e tufacei e dato che germoglia precocemente ha anche bisogno di una buona esposizione al sole per evitare che le improvvise gelate primaverili debilitino i germogli. 

Non solo, necessita di aree ben ventilate per preservare i grappoli dalle eventuali muffe, soprattutto durante le piogge autunnali

Quando però trova il perfetto equilibrio, non si risparmia in produzione e in qualità, e regala vini eterni, impareggiabili.

Ma dove si coltiva il Nebbiolo?

Dicevamo prima che le zone principali di coltivazione sono in primis il Piemonte, ma nello specifico le Langhe con le massime espressioni del vitigno come il Barolo e Barbaresco, in Roero, Monferrato, Astigiano, Alto Piemonte, ma anche in Valle d’Aosta e in Lombardia, prevalentemente in Valtellina.

Uno, nessuno, centomila Nebbiolo. Quanti tipi di Nebbiolo ci sono?

A seconda del territorio in cui è coltivato il Nebbiolo cambia nome e anche identità visto che ogni terroir dona a questo vitigno e ai vini da esso prodotti caratteristiche uniche, tra Barolo e Sfursat c’è una bella differenza.

Qualche esempio: il Nebbiolo è conosciuto come Spanna nel Vercellese-Novarese mentre in Val d’Ossola, nell’estremo nord Piemonte, con il nome di Prünent.

E ancora, nelle aree piemontesi di Boca, Bramaterra, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona e Sizzano è chiamato nuovamente Spanna, mentre a Carema è noto come Picoutener.

Come si chiama il Nebbiolo in Lombardia?

In Valtellina il nome del Nebbiolo è Chiavennasca, mentre in Valle d’Aosta, in particolare nell’area di Donnas, è chiamato Picotendro (dal dialetto “acino piccolo e tenero”). 

E poi ci sono anche i sinonimi del vitigno: Nebiolo, Prunenta, Brunenta, Marchesana, Martesana, Melasca e non dimentichiamo i cloni, due i principali: làmpia e michet

Quali sono, a grandi linee, le caratteristiche dei vini Nebbiolo?

I vini prodotti con il Nebbiolo sono rinomati per il loro colore rosso intenso, che può variare dal rubino al granato con l'invecchiamento. 

vigneti langhe nebbiolo


Bouquet aromatico e gusto

Il bouquet aromatico del Nebbiolo è sorprendente e complesso. Si possono trovare una varietà di note floreali, come rose e violette, che aggiungono una piacevole delicatezza al vino. Inoltre, sono presenti suggestive note di frutta rossa e frutti di bosco, che conferiscono freschezza e vivacità. Tra gli aromi secondari e terziari spiccano anche spezie come tabacco e liquirizia, ma anche tartufo bianco.

In bocca, il Nebbiolo è caratterizzato da un gusto strutturato, tannico ed equilibrato, con una lunga persistenza e da una gradazione alcolica generalmente elevata. 

La trama tannica

Il vino Nebbiolo si distingue per la sua robustezza, il suo corpo pieno e i tannini potenti, che conferiscono ai suoi vini una notevole struttura e longevità.

Il Nebbiolo è però un vino dal carattere spigoloso e richiede adeguati periodi di affinamento per raggiungere la piena armonia. Durante questo processo, i tannini si integrano perfettamente nel vino, rendendolo più morbido e vellutato sul palato. Le migliori annate del Nebbiolo possono offrire una complessità ineguagliabile e una straordinaria longevità.

La domanda delle domande: quali sono i migliori vini Nebbiolo?

Sua maestà il Barolo

Partendo dalle Langhe, il Barolo DOCG è senza dubbio il vino Nebbiolo più prestigioso e conosciuto. 

Prodotto nell'omonima zona delle Langhe intorno al comune di Barolo, si contraddistingue per la grande struttura, i profumi intensi di frutti rossi, viola e spezie e il potenziale di invecchiamento anche ultra-ventennale. Le migliori espressioni provengono da cru come Cannubi, Serralunga, Monforte e La Morra.

Abbinamenti: brasati, selvaggina, formaggi stagionati. Ottimo con un bel piatto di tajarin al ragù

nebbiolo lagnhe


Il Barbaresco, l’altra perla delle Langhe

Il Barbaresco DOCG, anch'esso prodotto nelle Langhe ma in un'area più ristretta attorno al comune di Barbaresco, ha uno stile più delicato rispetto al Barolo (p.s. abbiamo scritto un articolo proprio sulla differenza tra Barolo e Barbaresco), con tannini più morbidi e aromi di piccoli frutti rossi e violetta più marcati. Cru rinomati sono Rabajà, Rio Sordo e Asili.

Abbinamenti: carni rosse, selvaggina, formaggi mediamente stagionati. Ottimo con i tipici plin al sugo d’arrosto.

Ghemme e Gattinara, l’altra faccia del Nebbiolo piemontese

Altri ottimi Nebbiolo in Piemonte sono il Gattinara DOCG, dal comune omonimo in provincia di Vercelli. Vino etereo, con sentori di rosa appassita e frutti di bosco.

Abbinamenti: selvaggina, brasati, formaggi erborinati.

Il Ghemme è invece prodotto nel novarese, è il Nebbiolo dal profilo più robusto, con aromi di frutta rossa matura, spezie, sottobosco.

Abbinamenti: arrosti, brasati, selvaggina, formaggi stagionati.

La Chiavennasca, il Nebbiolo della Valtellina

In Lombardia, ai piedi delle Alpi Retiche, tra i pendii scoscesi della Valtellina, un gruppo di produttori produce vini coraggiosi che esaltano la freschezza e la mineralità del Nebbiolo.

Il Nebbiolo di Valtellina offre al naso profumi ​​ampi, con note di piccoli frutti rossi, viola, tabacco, sottobosco, spezie e minerali. 

La mineralità è l’anima di questi vini coraggiosi, soprattutto in quelli prodotti più in altura, mentre l’eleganza e la tannicità contenuta sono le caratteristiche dei Valtellina Superiore DOCG.

Rinomate sono le sottozone di Valgella, Inferno, Grumello e Sassella.

Abbinamenti: carni rosse, selvaggina, brasati e formaggi stagionati.

nebbiolo valtellina


Non potevamo non menzionare lo
Sfursat o Sforzato, una chicca delle valli alpine. Prodotto dalla Chiavennasca, questo vino ha però una peculiarità:

le uve vengono raccolte tardivamente e fatte appassire su dei graticci, mantenendo così un più alto tenore zuccherino. Ti ricorda qualcosa? Esatto, è un processo simile a quello dell’Amarone della non troppo distante Valpolicella.

Lo Sforzato è un vino vellutato, caldo, dai profumi intensi e complessi, con note di frutti rossi maturi, prugna secca, spezie, tabacco e confettura.

Abbinamenti: secondi di carne rossa e formaggi molto stagionati, come il Bitto. Ma anche pasticceria secca, crostate di frutta, formaggi erborinati. Ottimo anche da meditazione, a fine pasto.

Il Donnas e il Picotendro, i Nebbiolo della Valle d’Aosta

Per concludere il nostro Nebbiolo-tour andiamo in Valle d'Aosta, dove il Nebbiolo si esprime in vini di montagna dal carattere alpino come il Donnas o il Picotendro.

Un po’ come in Valtellina, i vini Nebbiolo in questa zona si fanno più leggeri e beverini, il Donnas ad esempio ha un bouquet aromatico delicato, caratterizzato da aromi di frutti di bosco, prugna e note speziate. Si tratta di un vino da bere giovane, prodotto ad un’altura inferiore rispetto al Picotendro, che tra i due è il vino più strutturato e complesso, dal bouquet ampio e fine, con note di piccoli frutti rossi, viola, tabacco, erbe aromatiche.

Abbinamenti: il Donnas si abbina bene con salumi, carni bianche e primi piatti. Il Picotendro predilige arrosti, brasati e formaggi stagionati.

Qual è il tuo Nebbiolo preferito?

Terminata questa panoramica, non ti resta che esprimere il tuo voto. Qua sotto trovi una selezione curata dai wine expert di Tannico, che include i Nebbiolo di cui abbiamo parlato.

Non ti resta che scegliere quale mettere nel carrello e assaggiare. Sarà il re dei rossi, il Barolo? O preferirai la mineralità di un bel Valtellina Superiore?

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