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Vini dell'Etna: caratteristiche, storia e vitigni più importanti

Di Chiara Bolzani


Se pensi alla Sicilia cosa ti viene in mente?

La bellezza di Noto al tramonto coi suoi palazzi che brillano di luce dorata mentre il sole scompare, o magari la debordante e coloratissima anima della Vucciria e di Ballarò.

Ma c'è un altro luogo, dove l'uomo ha pazientemente ottenuto diritto d'asilo, che caratterizza l'isola: l'Etnaa muntagna” come la chiamano, con affetto e riverenza, i Siciliani, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, maestoso, incredibile vulcano che domina la costa orientale della Sicilia. Il vulcano più attivo e più alto d’Europa.

Oggi andremo proprio lì, alla scoperta dei suoi terreni incredibilmente fertili e soprattutto alla scoperta di due vini siciliani che stanno rivoluzionando l'enologia isolana, fino a qualche anno fa incentrata più sulla quantità che la qualità. Stiamo parlando dell'Etna Rosso e dell'Etna Bianco.

Ma come sono riusciti i viticoltori etnei a domare i suoli vulcanici? 

Lo sviluppo della viticoltura lungo i versanti dell'Etna

Sui versanti della muntagna, nutriti di lava, strato dopo strato, si coltiva da tempi antichissimi, anche la vite.

L’uva fu piantata dai
Greci che iniziarono la viticoltura su queste pendici già dal VII secolo. Il loro impegno e lavoro fu ereditato e portato avanti con soddisfacenti risultati anche dai Romani che ne ampliarono la coltivazione. Purtroppo la fillossera e le due guerre mondiali portarono a un declino della viticoltura nella regione.

Molti vigneti furono abbandonati e sostituiti da colture più redditizie. 

Fu solo verso la fine del XX secolo che un rinnovato interesse per i vini di qualità porta a una rinascita della viticoltura etnea. Un manipolo di viticoltori appassionati decise di scommettere sui vecchi vigneti, ma investendo in nuove tecniche di vinificazione, capaci al contempo di innovare ma rispettando la tradizione e il terroir (e che terroir in questo caso).

Nel 1968 nasce la prima DOC siciliana, l’Etna DOC. Negli anni ‘80/’90 del secolo scorso si sviluppa una seconda ondata, chiamiamola proprio una new wave di vitivoltori etnei, che porterà alla ribalta nazionale e internazionale le due versioni dell'Etna DOC, quella in rosso e quella in bianco.

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L'importanza dei versanti per il terroir etneo

vigneti Etna vulcano


Versante è il termine usato per descrivere le diverse aree della montagna dove si produce il vino, un affresco di microclimi e terroir che si dipanano attorno al grande vulcano, ognuno con la sua personalità, la sua storia, i suoi vini. 

Il vulcano è suddiviso principalmente in quattro versanti: nord, est, sud e ovest, ciascuno con caratteristiche distintive che si riflettono nei vini prodotti.

  • Versante Nord: qui troviamo alcuni dei vigneti più alti e più vecchi dell'Etna. Questo versante beneficia di un clima più fresco e di notti fredde, che contribuiscono a una lenta maturazione delle uve, preservando acidità e aromi. Il terreno è ricco di sabbie vulcaniche nere e pietre laviche che conferiscono ai vini una marcata mineralità. Il Nerello Mascalese, in particolare, si esprime con eleganza e finezza, regalando vini di grande equilibrio e potenziale di invecchiamento.

  • Versante Est: esposto al mare e ai venti, il versante est è caratterizzato da forti escursioni termiche che favoriscono la complessità aromatica delle uve. I vini qui tendono ad avere una grande profondità di sapore, con una struttura tannica più marcata e un bouquet che spesso ricorda i frutti di bosco e le erbe aromatiche. Il carricante trova qui la sua culla di elezione

  • Versante Sud: più caldo e soleggiato, qui i vini raggiungono una maggiore concentrazione e intensità di frutto. Le uve maturano più velocemente, dando vita a vini più corposi, con una ricchezza che si sposa bene con il carattere minerale impartito dal suolo.

  • Versante Ovest: il lato più selvaggio e meno esplorato dell'Etna, con vigneti spesso nascosti tra boschi e flora mediterranea. L'esposizione e l'altitudine variano notevolmente, portando a una diversità di stili nei vini, che possono variare da più leggeri e fruttati a più strutturati e complessi.

In sostanza ogni versante dell'Etna, con i suoi singolari microclimi e terreni, offre un'espressione unica del vitigno e del terroir.

I viticoltori dell'Etna hanno imparato a leggere queste sfumature, producendo vini che sono tanto diversi quanto i paesaggi da cui provengono.

Degustare i vini dell'Etna è come intraprendere un viaggio attraverso le molteplici facce di un territorio vivo e pulsante, dove ogni sorso racconta
una storia di terra, fuoco e passione.

A loro volta sui diversi versanti si trovano le 133 contrade, un paesaggio incredibile punteggiato dai palmenti, che per le loro esposizioni e per i terreni caratterizzati dalle diverse colate nel tempo, esprimono un ulteriore senso della diversità, rendendo ancora più unica ogni produzione.

Oggi, a rendere davvero grandi questi vini, con­corrono alcuni fattori: i terreni di origine vulca­nica, a volte ciottolosi e ghiaiosi, a volte sabbiosi o meglio cinerei, l’età delle viti e le grandi escur­sioni termiche, che arrivano anche a 25/30 gradi tra il giorno e la notte. Qui troviamo alcuni dei vigneti più vecchi coltivati in Italia, addirittura più che centenari e ancora a piede franco. 

Anche se non mancano impianti a cordone speronato o a spalliera la forma di allevamento più usata, che è anche quella più tradizionale, è l’alberello etneo arrampicato su tutto il monte con l’aiuto delle nere terrazze di pietra lavica.

Come si può intuire la coltivazione della vite in queste aree non è senza sfide: i terreni possono essere difficili da lavorare, e il rischio di eruzioni vulcaniche è sempre presente.

I vitigni vulcanici: gli autoctoni

Sono principalmente 5 e sono tipici della zona, hanno una lunga tradizione su questa vetta, alcuni sono autoctone, come il Nerello Mascalese e la Minnella, altri crescono bene solo qui e ormai possiamo definirli autoctoni "honoris causa", è il caso del Nerello Cappuccio.

Vediamoli nel dettaglio, cominciando dal primo, non a caso il più importante.

Il Nerello Mascalese

Da sempre presente su quest’area, da almeno quattro secoli

Pare tragga le sue origini dalla piana di Mascali proprio alle falde dell’Etna: più
autoctono di così!

Il Nerello Mascalese è l’uva dominante, oltre che la più diffusa, ed è noto per la sua capacità di esprimere il
terroir dell’Etna

Cosa significa?

Questo vitigno si esprime con eleganza e complessità. I suoi vini sono rinomati per la loro finezza e profondità aromatica, con note di ciliegia, tabacco e spezie, e una distintiva
vena minerale, data dalla presenza di cenere vulcanica

Il Nerello Mascalese è un vitigno di grande vigoria vegetativa e produttiva, ma fortemente condizionata da diversi fattori, quali l’annata, l’andamento climatico e, come abbiamo visto sopra, il versante su cui è coltivato.

Il Nerello Cappuccio

Il fedele compagno del Mascalese. Un tipo misterioso di cui  s’ignora l’origine ma pare si coltivasse negli anni ‘50 in zona Messinese. Le tracce poi si perdono e ancora oggi sappiamo molto poco sulle origini di questo vitigno.

E’ molto importante per i vini dell’Etna, ha caratteristiche aromatiche molto diverse dal Mascalese ma proprio per questo è complementare, aggiunge corpo e colore, meno tannico e più morbido. I due viaggiano spesso in blend.

Il Carricante

Ed eccoci arrivati ai bianchi con il Carricante, l’altro protagonista dei vini etnei.

Un vitigno molto produttivo. Il nome dice tutto: "Caricanti" cioè capace di riempire i carri.

Per fortuna negli ultimi anni una selezione maggiore, potature importanti e controllo della produzione hanno consentito di concentrarsi maggiormente sulla qualità.

Vitigno diffuso particolarmente nel versante est dell’Etna, solitamente nelle contrade più elevate dove il Nerello Mascalese fa fatica a maturare o nei vigneti in compagnia con lo stesso Nerello Mascalese e con la Minnella bianca.

Il Carricante è un vitigno che incanta con la sua acidità cristallina e i suoi profumi di fiori bianchi, ginestra e frutta a polpa bianca. I vini prodotti da questo vitigno possiedono una mineralità tagliente, che riflette il suolo vulcanico da cui nasce.

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Catarratto

Veniamo al Catarratto: un altro importante vitigno bianco siciliano, diciamo il vitigno bianco più coltivato in Sicilia, soprattutto in provincia di Trapani, molto vigoroso e produttivo.

Anche in questo caso per fortuna molti piccoli produttori stanno cercando di premiare la qualità rispetto alla quantità e i risultati sono sorprendenti:

sulle pendici dell'Etna il Catarratto si esprime diversamente che sul territorio siciliano, con una freschezza e una mineralità particolari e distinte, con fresche note agrumate e di frutta matura nei blend.

La Minnella

Ultimo ma non meno importante: la Minnella. È un vitigno autoctono, che si coltiva solamente nella regione etnea.

Si trova soprattutto nei vecchi vigneti, dove condivide lo spazio con il Nerello Mascalese e il Carricante.

Purtroppo non si hanno notizie storiche circa l’origine di questo vitigno. La Minnella può essere utilizzata per la produzione dell’Etna a DOC sino ad un massimo del 10% insieme con il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio ed il Carricante.

Esistono due varietà di Minnella: la Minnella Bianca e la Minnella Rossa, entrambe con caratteristiche distintive e interessanti, ma noi ci soffermeremo su quella bianca.

Questo vitigno bianco è spesso utilizzato in blend con il Carricante e il Catarratto per aggiungere complessità e un tocco di morbidezza al vino.

Qualche produttore azzarda anche la vinificazione in purezza e i risultati sono soddisfacenti. La Minnella Bianca può esprimere note di frutta a polpa bianca e fiori, con una piacevole acidità che la rende vivace e fresca al palato.

I viticoltori che scelgono di coltivarla e di inserirla nei loro blend sono custodi di un'eredità vinicola che rischia di scomparire un vitigno ancora da scoprire e valorizzare.

vendemmia pendici etna


I vitigni vulcanici 2: gli internazionali

Ebbene si, anche qui. Tra gli internazionali che hanno trovato casa sull'Etna, troviamo la Grenache, vitigno di origine ispanica, ma che sull’Etna è approdato nella seconda metà dell'800. Oltre alle sue proprie caratteristiche di morbidezza, corpo e tannini vellutati, riceve dai terreni lavici dell’Etna un interessante tono minerale. 

E poi i grandi classici, i cépages nobles per dirla alla francese:

  • Chardonnay: uno dei vitigni più versatili e diffusi al mondo che sull'Etna ha la possibilità di esprimere una particolare mineralità e freschezza. I vini prodotti possono variare da quelli più freschi e fruttati a quelli più strutturati e complessi, spesso affinati in legno per aggiungere ulteriori sfumature di sapore.

  • Pinot: la coltivazione del Pinot sull'Etna non è così diffusa si tratta più di un'espressione di sperimentazione enologica che di una tradizione consolidata. I vini ottenuti possono mostrare un profilo aromatico particolare, con note di frutti rossi e neri e una certa speziatura con quel tocco di mineralità che è segno distintivo dei vini etnei. Decisamente non il “solito” Pinot.

  • Merlot e Cabernet Sauvignon: anche questi vitigni di origine bordolese hanno trovato una nuova casa sull'Etna. Qui, il Merlot può produrre vini morbidi e vellutati, con una ricchezza di frutta matura che si sposa bene con la struttura tannica. Il Cabernet Sauvignon, d'altra parte, può dare vini più strutturati e concentrati, con il potenziale per un invecchiamento elegante.

Nonostante la presenza di queste varietà internazionali, è importante sottolineare che l'identità vinicola dell'Etna rimane fortemente legata ai suoi vitigni tradizionali e autoctoni.

I viticoltori che scelgono di coltivare vitigni internazionali lo fanno con l'intento di ampliare la gamma dei vini prodotti, sperimentare, senza mai eclissare il patrimonio unico rappresentato dalle varietà indigene.

Vini dell'Etna: le caratteristiche

La caratteristica principale di questa denominazione è che i vitigni che la contraddistinguono sono tutti tradizionali o autoctoni, in modo da preservare l’autenticità originale del territorio.

Etna Rosso

L'Etna Rosso è principalmente prodotto con il vitigno Nerello Mascalese, che deve costituire almeno l'80% dell'assemblaggio, e può essere integrato con il Nerello Cappuccio fino al 20%. Il suolo vulcanico, ricco di minerali e pietre laviche, conferisce ai vini Etna Rosso una distintiva mineralità e una fresca acidità

L'altitudine dei vigneti, che possono arrivare fino a oltre 1000 metri sul livello del mare, insieme alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, contribuisce a preservare l'acidità e a sviluppare profili aromatici intensi e raffinati. 

Come sono questi vini?

Il colore può variare dal rosso rubino al granato con l'invecchiamento. Al naso, offrono un bouquet complesso di frutti rossi e neri, note floreali, spezie, erbe aromatiche e un inconfondibile sottofondo minerale. Al palato, sono vini di corpo medio, con una trama tannica elegante e setosa e una lunga persistenza aromatica.

La tendenza è quella di valorizzare le caratteristiche del vitigno e del terroir, con un uso moderato del legno per non sovrastare il frutto. L'invecchiamento può avvenire in botti di varie dimensioni o in contenitori di acciaio, e alcuni produttori sperimentano anche con anfore o legni non tradizionali.

Con cosa abbinare l'Etna Rosso?

Grazie alla loro struttura e acidità, gli Etna Rosso si abbinano bene con una vasta gamma di piatti, da quelli a base di carne, come l'agnello o il maiale, a piatti di pesce più strutturati, passando per formaggi stagionati e piatti della cucina mediterranea.

Etna Bianco

Parliamo del vino bianco minerale più famoso d'Italia. Il vitigno predominante nell'Etna Bianco è il Carricante, che deve rappresentare almeno il 60% dell'assemblaggio. È possibile aggiungere altri vitigni autoctoni, come il Catarratto, il Minnella e altri, fino a un massimo del 40%.

Anche per i bianchi il terreno vulcanico gioca un ruolo chiave, i suoli, spesso ricchi di elementi minerali come il ferro e il potassio, contribuiscono a dare al vino una marcata
mineralità e note saline.

L'Etna Bianco si presenta di solito con un colore giallo paglierino, talvolta con riflessi verdognoli. Al naso, offre un ventaglio di profumi che spaziano da note di frutta a polpa bianca, come la pesca e la pera, a sentori di fiori di campo, erbe aromatiche, e una caratteristica vena minerale. Al palato, è fresco e sapido, con un'acidità vivace che lo rende particolarmente longevo.

Con cosa abbinare l'Etna Bianco?

L'Etna Bianco è un vino estremamente versatile a tavola, capace di accompagnare piatti di pesce, frutti di mare, antipasti leggeri, formaggi freschi e piatti a base di verdure. La sua struttura e mineralità lo rendono un compagno ideale anche per piatti più complessi e ricchi di sapori.