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Vitigni bianchi italiani: i più importanti e coltivati

Di Redazione


La Primavera è arrivata ed è il momento di cambiare calici da degustazione, dai balloon per i rossi strutturati ai calici a tulipano da vino bianco.

Il fatto è che nella Penisola c’è l’imbarazzo della scelta se parliamo di vini bianchi e scegliere è impresa complicata.

Vuoi evitare di trovarti nella classica situazione in cui guardi senza capirci un’acca la carta dei vini e l’ansia da prestazione si affaccia?

Allora partiamo per un tour dei principali vitigni a bacca bianca italiani, per scoprire quali vini bianchi DOC si producono a partire da questi protagonisti della viticoltura nazionale.

Qual è il vitigno bianco più coltivato in Italia?

Il vitigno bianco italiano più coltivato è il Trebbiano, o più precisamente la famiglia dei Trebbiani, che comprende diverse varietà come il Trebbiano Toscano, Trebbiano Romagnolo, Trebbiano Giallo e Trebbiano d'Abruzzo, solo per citarne alcuni.

La popolarità, anche storica, del vitigno è dovuta al suo massiccio utilizzo come vino da taglio, ad esempio nel Chianti (o quantomeno nel Chianti di una volta).

Oggi, grazie all’impegno di alcuni viticoltori iconici (ad esempio Emidio Pepe col suo Trebbiano d’Abruzzo), il Trebbiano sta vivendo una vera e propria rinascita e alcuni vini Trebbiano si possono tranquillamente sedere al tavolo dei grandi vini bianchi italiani.

Il Trebbiano (vitigno) deve la sua popolarità alle sue grandi rese, motivo per cui è stato coltivato in lungo e in largo nella penisola.

I (vini) Trebbiano, pur con tutte le differenze tra un tipo e l’altro, spiccano anzitutto per una bella acidità (e conseguente potenziale d’invecchiamento) e per aromi floreali e di frutta polpa bianca, come pera e mela verde. A seconda del territorio di coltivazione possono emergere anche note minerali e leggermente sapide.

Quali sono i vitigni bianchi italiani principali? E in quali regioni sono coltivati?

Pinot Grigio

Detto del Trebbiano, passiamo al secondo vitigno bianco più coltivato d’Italia, una varietà che ha ormai conquistato anche gli States: il Pinot Grigio.

Piccola nota a margine: dovremmo in realtà parlare di Pinot Gris, visto che l’origine di questo vitigno è francese (si tratta infatti di una mutazione del Pinot Noir).

In Italia il Pinot Grigio ha però trovato il suo nuovo territorio d'elezione, soprattutto in Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Qui assume caratteristiche diverse rispetto alla Francia, con vini più leggeri, secchi e con note agrumate.

Il Pinot Grigio si è diffuso anche in altre zone tra cui Veneto, Trentino, Lombardia. È diventato uno dei vini bianchi italiani più esportati e apprezzati all'estero per la sua piacevole bevibilità

Catarratto

Uno dei vitigni storici e identitari della viticoltura siciliana, capace di dar vita a vini bianchi tipici e territoriali.

Le sue origini non sono del tutto certe, ma si ritiene sia stato introdotto in Sicilia dai Greci o dai Fenici in epoca antica. Il suo nome potrebbe derivare dal latino "catarrhactus" (cascata), forse per l'abbondanza di grappoli.

Il Catarratto Bianco Comune è coltivato in tutta la Sicilia, in particolare nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento. È utilizzato sia in purezza che in blend con altri vitigni come Grillo e Inzolia.

Dà vita a vini di buona struttura, con una discreta acidità e note di frutta tropicale e agrumi. È uno dei vitigni principali della DOC Alcamo e della DOC Etna Bianco.

Una sua variante più aromatica, il Catarratto Bianco Lucido o Extra Lucido, è usato per la produzione del vino liquoroso Marsala.

Garganega

Grazie alla sua adattabilità e versatilità, la Garganega si è affermata come uno dei vitigni bianchi più importanti e rappresentativi del Veneto e dell'Italia in generale, dando vita a vini di grande tipicità e piacevolezza.

La Garganega è un vitigno a bacca bianca autoctono del Veneto, in particolare della provincia di Verona, oltre a essere uno dei vitigni italiani più antichi, con origini che risalgono all'epoca romana.

vigneti soave


Il suo nome potrebbe derivare dal latino "gargania", che significa "proveniente dal monte Gargano", oppure da "garga", termine dialettale veneto che indica un tipo di terreno sassoso.

La Garganega è il vitigno principale della DOC Soave, dove rappresenta almeno il 70% del blend. È coltivata anche in altre zone del Veneto come il Gambellara, il Colli Berici e il Custoza.

Dà vita a vini di buona struttura, con una discreta acidità e note di frutta bianca, fiori e mandorla. Nella versione passita, la Garganega è utilizzata per produrre il Recioto di Soave DOCG e il Recioto di Gambellara DOCG.

Malvasia di Candia aromatica

La Malvasia Bianca di Candia è un vitigno a bacca bianca di origine greca, appartenente alla grande famiglia delle Malvasie. Il suo nome deriva dalla città di Monemvasia, un importante porto medievale del Peloponneso da cui veniva esportato questo vino.

La Malvasia di Candia fu introdotta in Italia nel XIII secolo dalla Repubblica di Venezia, che aveva stretti rapporti commerciali con l'Impero Bizantino e l'isola di Creta (anticamente chiamata Candia).

In Italia, la Malvasia Bianca di Candia si è diffusa soprattutto nelle regioni del centro-sud come Lazio, Umbria, Marche, Toscana, Puglia e Sicilia. È utilizzata sia in purezza che in blend con altri vitigni come Trebbiano e Grechetto.

Dà vita a vini di buona struttura e aromaticità, con note di frutta esotica, agrumi e fiori bianchi. È uno dei vitigni principali del Frascati DOC nel Lazio e del Colli Piacentini DOC in Emilia-Romagna.

Glera

Iniziamo subito con una curiosità: originariamente questo vitigno era chiamato “Prosecco” perché coltivato nell’omonima località nei pressi di Trieste. Poi, visto che l’uva è sempre stata utilizzata per produrre, per l’appunto, Prosecco, dal vino ha assimilato anche il nome.

Oggi, per evitare confusione con il nome della DOC e DOCG, il vitigno è stato rinominato Glera.

Il Glera è coltivato soprattutto nelle province di Treviso, Padova, Belluno, Venezia, Vicenza in Veneto e Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine in Friuli Venezia Giulia. È il vitigno principale della DOC Prosecco e della DOCG Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.

Dà vita a vini spumanti di grande freschezza e bevibilità, con una spuma vivace e note di mela, pera, agrumi e fiori bianchi. Può essere vinificato anche in versione tranquilla o frizzante.

Grazie al successo internazionale del Prosecco, il Glera è diventato uno dei vitigni italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo.

Ribolla Gialla

vigneti ribolla gialla


Vitigno di grande tradizione e potenzialità, capace di esprimere il carattere unico del territorio friulano e di dialogare con le tendenze più innovative dell'enologia contemporanea.

Negli ultimi anni, la Ribolla Gialla ha conosciuto una vera e propria riscoperta da parte di alcuni produttori friulani, che hanno sperimentato nuove tecniche di vinificazione come la macerazione sulle bucce (orange wine) o l'affinamento in anfora.

Le origini del vitigno sono complesse. I Veneziani commerciavano il vino Ribolla come uno dei cosiddetti “navigati” (tra questi c’era anche la Malvasia), ovvero importati dall’oltremare.
Altri ritengono che sia un vitigno autoctono dell'area collinare del Collio e dei Colli Orientali del Friuli, mentre un’altra teoria sosterrebbe che la Ribolla sia arrivata in Italia grazie ai legionari romani di stanza in Pannonia.

Oggi la Ribolla Gialla è coltivata soprattutto nelle province di Udine e Gorizia, in particolare nelle DOC Colli Orientali del Friuli e Collio. In Slovenia, è diffusa nella regione del Brda, dove è conosciuta come Rebula.

Dà vita a vini di buona struttura e acidità, con note di agrumi, mela verde, erbe aromatiche e una caratteristica mineralità. Può essere vinificata sia in acciaio che in legno, e si presta anche alla produzione di vini spumanti metodo classico.

Verdicchio

Il Verdicchio rappresenta uno dei vitigni bianchi più importanti e rappresentativi delle Marche e dell'Italia centrale, capace di dar vita a vini di grande eleganza, complessità e potenziale evolutivo.

Le sue origini risalgono almeno al XIV secolo, quando era già citato in alcuni documenti storici.

Il nome Verdicchio deriva dal colore verde delle bacche (verde-giallo) e delle foglie, che rimangono verdi anche durante la maturazione. Secondo alcune teorie, il Verdicchio potrebbe essere stato introdotto nelle Marche dai Veneti o dai Greci in epoca antica.

Il Verdicchio è coltivato soprattutto nella zona dei Castelli di Jesi, nella valle dell'Esino, e nella zona di Matelica, nell'entroterra maceratese. Dà vita a due importanti denominazioni: il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC e il Verdicchio di Matelica DOC.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è prodotto in una vasta area collinare tra le valli dei fiumi Esino e Misa, su terreni prevalentemente argillosi e calcarei. Dà vita a vini di buona struttura e acidità, con note di frutta gialla, erbe aromatiche e una caratteristica nota di mandorla amara nel finale.

Il Verdicchio di Matelica è prodotto in una piccola area montana nell'entroterra di Macerata, su terreni più sabbiosi e ricchi di minerali. Dà vita a vini di grande freschezza e longevità, con note di agrumi, fiori bianchi e una spiccata mineralità.

Se vuoi continuare ad approfondire abbiamo scritto una guida per i più importanti vitigni bianchi francesi.