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Storia della Franciacorta: alle origini del metodo classico all'italiana

Di Chiara Bolzani


Franciacorta: molto più di un vino. E’ uno stile, è uno status, è un territorio, è un consorzio, è un brand, è una denominazione. E’ tutto questo e molto di più.

Per capire come una piccola area in provincia di Brescia sia diventata la seconda regione più importante, a livello mondiale, per spumanti metodo classico, dobbiamo partire dalle sue origini.

Perché la Franciacorta si chiama così?


In questa area delimitata e contenuta a nord dal lago d’Iseo, a est dalle Alpi, a Ovest dal fiume Oglio e a Sud dalla Pianura Padana, la vite si coltiva da tempo immemore.

Ma il toponimo “Franzacurta” appare per la prima volta in un documento del 1277 ed è frutto di una serie di trasformazioni linguistiche dell’originario "curtes francae” - “corti franche o libere” da alcune imposte dei signori feudali - all’attuale Franciacorta.

territoria della franciacorta provincia di brescia


Ma quando è nata la Franciacorta?


La corte diventa franca, esentasse come diremmo oggi, quando nel XI secolo arrivano nella zona monaci cluniacensi e cistercensi dalla Francia, che oltretutto portarono in Italia anche le barbatelle di uva. Quindi tutto merito dei Monaci Benedettini!

Ed è anche grazie alle coltivazioni che amministravano, ai lavori di bonifica e per merito della loro fiorente attività, soprattutto vinicola, che ottennero le esenzioni.

Già allora il vino, dapprima bevanda di rito, era presto diventato preziosa merce di scambio e di commercio ed era quindi prodotto in grandi quantità e con grande qualità, soprattutto dai monaci, che oltre ai signori, erano gli unici ad avere le terre su cui coltivare la vite, e il tempo per affinare la tecnica (e infatti i monaci sono i veri e propri precursori dei moderni enologi).

Chi è nato prima, il Franciacorta o lo Champagne?


La storia della Franciacorta prosegue fra dominazioni e conquiste e si arriva alla fine del 1500 con un interessante pubblicazione di Girolamo Conforti, un medico bresciano, che cita le proprietà terapeutiche e mediche del vino “mordace” - in altre parole, frizzante - rifermentato in bottiglia.

Testimonianza che suggerisce quanto sia radicata nella storia la produzione di vino anche frizzante in questo specifico territorio, soprattutto considerando che il presunto inventore dello Champagne, Dom Pierre Pérignon, inizia la sua attività di enologo ante-litteram nel 1668, parecchi anni dopo (se vuoi saperne di più abbiamo scritto una guida proprio sulla differenza tra Champagne e Franciacorta).

Arriviamo al 1800, quando la Franciacorta cade sotto il controllo di Napoleone, si registrano già 1000 ettari vitati.

Chi ha inventato il vino Franciacorta?


Siamo negli anni 1960, periodo di tumulto sociale e politico e di boom economico in tutto il paese. E anche in Franciacorta nasce una rivoluzione, non politica ma enologica!

Succede che un giovanissimo enologo, Franco Ziliani, e un noto imprenditore, il bresciano Guido Berlucchi si conoscono casualmente ad un ricevimento.

Dall’incontro nasce una semplice idea: “perché non proviamo anche noi a fare gli spumanti alla maniera francese?”

Quando si dice: essere al posto giusto al momento giusto!

E quindi arriviamo al 1961, quando escono le prime bottiglie, ancora da perfezionare, di “Pinot di Franciacorta - Méthode Champenoise”.

La nomenclatura francese può stupire, perché sappiamo quanto i nostri vicini transalpini siano gelosi dei propri vini frizzanti.

Ma ai tempi si poteva ancora utilizzare la terminologia francese. Fu solo in seguito, dal 1993, che i Francesi hanno preteso che la terminologia fosse circoscritta esclusivamente, e giustamente, all’AOC (l’equivalente della nostra DOC) della Champagne, lasciando a noi, e ai produttori di Crémant, il “Metodo Classico o Tradizionale”.

castello di passirano


Qual è il metodo del Franciacorta?


Così, in seguito a vari tentativi ed esperimenti, nasce il metodo classico in Franciacorta divenuto DOC nel 1967 e DOCG nel 1995.

Da sapere: quella della Franciacorta DOCG è la prima denominazione in Italia interamente dedicata allo spumante. Inoltre, e la dice lunga sull’importanza della zona per le bollicine italiane, in etichetta non sono necessarie ulteriori specifiche, non si indica né spumante o metodo classico, ma semplicemente Franciacorta: “un territorio un vino”.

Quando parliamo di metodo classico, parliamo di una bollicina che si forma grazie ad una seconda fermentazione in bottiglia (esattamente come accade per lo Champagne).

Quali sono i vitigni del Franciacorta?


Le uve ammesse nel disciplinare sono: Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Erbamat (che da alcuni anni ha ottenuto anche la DOCG), in proporzione diversa a seconda della tipologia.

Quanti tipi di Franciacorta ci sono?


In Franciacorta è ammessa la produzione di diverse tipologie di spumante:

  • Franciacorta: la tipologia più classica, fresca e armonica per accompagnare tutto il pasto. Sono necessari almeno 18 mesi di affinamento sui lieviti prima della messa in commercio. E’ un vino come dicevamo ideale per tutto il pasto, dal colore giallo paglierino con riflessi a volte dorati, bollicina fine e persistente, che presenta i “classici” sentori di crosta di pane e lievito dati dalla rifermentazione in bottiglia e successivo affinamento sui lieviti, coronati da profumi delicati di agrumi, frutta a polpa bianca come pesca o mela e frutta secca come la mandorla. E’ un vino sapido e fresco.
  • Franciacorta Rosé: in questo vino il pinot nero macera a contatto con le bucce fino a dare il colore desiderato. Con il pinot si veste di maggiore nervo e intensità, e viene assemblato con Chardonnay e/o Pinot Bianco. Per il Franciacorta rosé si devono attendere minimo 24 mesi di affinamento sui lieviti. Il colore è rosa in diverse sfumature a seconda del tempo di macerazione, da rosa pallido a salmone intenso e i sentori si arricchiscono di frutti rossi come le fragoline di bosco. Più fresco e con più struttura è perfetto per piatti anche saporiti.
  • Franciacorta Satèn: mentre per gli altri si possono anche avere diversi dosaggi (Pas Dosé, Extra Brut, Brut, Extra Dry etc…) per la versione satén è possibile solo brut, con un dosaggio di zucchero quindi tra i 6 e i 12 gr/l, inoltre, non è possibile utilizzare Pinot nero, ma solo Chardonnay in prevalenza e Pinot bianco. E’ un vino più delicato, la bollicina è cremosa, setosa, finissima e persistente. Colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Sentori di frutta matura e fiori bianchi, e frutta secca tostata come le nocciole. Ideale per piatti leggeri e delicati. La morbidezza del perlage è dovuta ad una minore pressione in bottiglia massimo 5 atmosfere.

Le tre tipologie possono avere un ulteriore classificazione:

  • Franciacorta Millesimato: per i millesimati i mesi minimi di affinamento sui lieviti sono 30 mesi e le uve provenienti dalla stessa annata devono essere minimo dell’85%. E’ un vino più ricco e intenso che rispecchia le qualità sia dell’annata specifica.
  • Franciacorta Riserva: per la riserva il tempo di attesa sale a minimo 60 mesi, note complesse ed evolute proprie del più lungo affinamento in bottiglia.

Non solo bollicine: Curtefranca DOC e IGT Sebino


La Franciacorta offre anche delle ottime alternative ai vini spumanti. Per gli amanti dei vini fermi vi è un’ampia offerta che spazia dai rossi ai bianchi. Troviamo pinot nero, i classici bordolesi cabernet franc e sauvignon, carmenere e merlot e poi chardonnay e pinot bianco.

A valorizzare il territorio ci pensano anche due denominazioni: Curtefranca DOC e IGT Sebino.

Per il Curtefranca DOC sono possibili sia la versione in rosso - utilizzando gli uvaggi sopra menzionati: carmenere o cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot - che in bianco: chardonnay, pinot nero e pinot bianco.

I rossi sono vini dal colore rosso vivo e intenso, con riflessi rubino brillanti, dal sapore ricco, vinoso e fruttato. Si abbinano agli antipasti all’italiana, umidi, arrosti, carni rosse e selvaggina.

I bianchi invece sono vini delicati, freschi, dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, si sposano ad antipasti leggeri, primi piatti delicati, pesce, carni bianche e formaggi freschi.

La DOC Curtefranca si può fregiare inoltre della menzione Vigna, con l’indicazione quindi del vigneto (toponimo) in etichetta, sottostando ovviamente a più rigide regole di disciplinare.

Per quanto riguarda il Sebino IGT, è possibile produrre quattro tipologie di vino: bianco, rosso, novello e passito. I vitigni ammessi sono diversi: Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Carmenere, Nebbiolo e Barbera. Questa ampia varietà e un disciplinare che garantisce un maggior margine di azione nell’approccio produttivo permette di giocare con diverse interpretazioni possibili così da produrre sia vini freschi da consumare subito fino a vini più importanti e di spessore.

vigneti franciacorta


La Franciacorta oggi: verso il primato mondiale delle bollicine?


Oggi la Franciacorta è come si diceva un sistema di grande successo. Elevata qualità, calcolata e mirata comunicazione hanno fatto in modo che le Bollicine di Franciacorta si affermassero prepotentemente sul mercato.

Se pensiamo alla casualità della sua nascita non ci capacitiamo di come in soli 60 anni questa piccola zona in provincia di Brescia sia diventata così importante e rappresentativa del Metodo Classico in Italia.

La coesione dei produttori e un’efficace comunicazione attraverso eventi importanti come il Festival di Franciacorta e il consolidamento del marchio, hanno fatto sì che la Franciacorta divenisse il benchmark di livello per le bollicine lombarde, e italiane, a livello mondiale.

Chiudiamo con un’ultima domanda/provocazione:

Il Franciacorta è l’erede dello Champagne?


L’eredità francese è sicuramente evidente, nella metodologia, nei vitigni principali, nella grande capacità comunicativa e di marketing.

Negli ultimi anni stiamo assistendo anche a collaborazioni più strette. Alcuni enologi francesi - chef de cave più precisamente - collaborano attivamente per importanti cantine della Franciacorta e non solo.

Per citarne uno a caso: Richard Geoffrey, ex chef de cave di Dom Pérignon, che porta il suo bagaglio di conoscenza da Bellavista - iconica cantina della Franciacorta.