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Ghemme

Cosa sono i vini Ghemme

Il nome Ghemme deriva dall’omonima località in cui si produce questo tipo di vini. Così si chiama infatti il piccolo comune sulle colline novaresi sin dall’antichità eletto a patria di un grande vino rosso piemontese come il Ghemme. Poche migliaia di abitanti in una zona da sempre dedita alla viticoltura, che comprende l’area dell’Alto Piemonte ai confini con la Valsesia inclusa anche una parte del comune di Romagnano Sesia. La sua origine potrebbe risalire addirittura all’epoca romana, come testimonia un’iscrizione rinvenuta vicino Ghemme sulla lapide di Vibia Earina, liberta di Vibio Crispo, un senatore romano che possedeva molti vigneti nella zona chiamata pagus Agamium, quella che oggi conosciamo come Ghemme.

Nel Medio Evo diventa prima il vino ufficiale dei Visconti poi quello degli Sforza, mentre numerose famiglie nobili del novarese iniziano ad acquistare diversi vigneti da coltivare per poi produrlo e commercializzarlo. Mentre a metà Ottocento, secondo quanto sostenuto da alcuni storici, diventa il vino che le famiglie più agiate usavano sorseggiare la notte di Natale durante lo scambio degli auguri. Negli anni le testimonianze si sono via via moltiplicate da Stendhal che ne fa un accenno ne La Certosa di Parma al critico Carlo Dionisotti che parla del metodo di coltivazione della vite, fino a Antonio Fogazzaro che cita un “vin di Ghemme” nel primo capitolo di Piccolo mondo antico.

Il Ghemme Docg e le sue caratteristiche

Nel 1969 il Ghemme diventa DOC, mentre il disciplinare che definirà la DOCG arriva solo nel 1997. La denominazione Ghemme DOCG riguarda tutti i vini rossi Ghemme e Ghemme riserva, prodotti con i seguenti vitigni:
85% minimo di Nebbiolo (detto Spanna)
Vespolina ed Uva Rara (Bonarda Novarese) fino al 15% massimo.

Richiede un affinamento di almeno tre anni, dei quali venti mesi in botti di rovere e minimo nove in bottiglia. Se sottoposto ad un periodo di invecchiamento di quattro anni, di cui due anni e un mese in botti di legno e almeno nove mesi in bottiglia, otterrà in etichetta la menzione di “riserva”. Sapido ed elegante, si presenta con un colore rosso rubino, intenso e piacevole al naso con note di violetta, liquirizia e spezie; al palato risulta tannico, strutturato e con una persistenza amarognola.

Ghemme vino: produttori e abbinamenti

L’arte e la sapienza dei vignaioli ghemmesi si è tramandata fino a oggi, gelosamente custodita dai viticoltori del territorio. Tra le cantine più celebri di Ghemme spicca quella di Torraccia del Piantavigna. La storia comincia negli anni ’50 quando Pierino Piantavigna decide di coltivare su un appezzamento di terra nell’area collinare di Ghemme i primi vigneti di nebbiolo. Torraccia è infatti il nome che viene dato a questa collina dalla forma circolare, oltre che quello per indicare la torre diroccata del castello di Cavenago, che si trova a pochi passi di distanza. L’asprezza dei terreni e la freschezza del vento che accarezza un suolo argilloso e dalla straordinaria ricchezza mineralogica consentono di produrre vini dalla forte identità e di grande complessità. Menzione speciale anche al Ghemme della piccola cantina Ca’ Nova di Giada Codecasa: vini rossi pregiati ed eleganti, adatti non solo a cena ma anche da meditazione.

Ideale da sorseggiare insieme a primi piatti con ragù di carne, il ghemme si accompagna bene anche ad arrosti di carni rosse e bianche, stufati, brasati e formaggi stagionati.

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