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Champagne: la differenza tra vigneron e maison

Di Letizia Spettoli


La storia dello Champagne è una delle più interessanti e ricche di colpi di scena fra quelle delle regioni viticole del mondo. Molto è successo in quei più di 30.000 ettari di vigneto, e molte innovazioni, sia a livello tecnico che culturale e del gusto, sono partite da qui per conquistare il resto del mondo.

Negli ultimi 70-80 anni, però, è successo qualcosa di totalmente nuovo. È iniziato un movimento di Vigneron che ha cambiato le dinamiche con le grandi Maison. Ma andiamo con ordine: che differenza c’è tra Vigneron e Maison di Champagne?

La differenza tra Vigneron e Maison


Tutti conoscono lo Champagne. Anche chi non si intende di vino sa benissimo cos’è lo Champagne e probabilmente ne avrà bevuto almeno un calice nella sua vita. Questo perché nella maggior parte dei casi le cantine che lo producono sono estremamente famose, sia per la loro storia e tradizione centenarie, sia per la loro diffusione nel mondo. In alcuni casi si può parlare di veri e propri brand icone di lifestyle.

Queste cantine in Champagne sono chiamate Maison. Dalla più antica - Ruinart fondata nel 1729 - alle più recenti - come Nicolas Feuillatte, che si definisce la più giovane delle grandi Maison di Champagne, fondata nel 1972 - esse sono all’origine del prestigio delle bollicine di questa regione.

Al contrario di altre regioni vinicole francesi, tradizionalmente qui la produzione del vino si divide tra due attori principali: le Maison e i Vigneron. Le prime, con poche vigne di proprietà, di solito acquistano la maggior parte delle uve e si occupano dell’elaborazione e della distribuzione del vino. I Vigneron invece - che in francese vuol dire appunto "viticoltori" - coltivano e vendono le preziose uve (che nel caso dello Champagne sono Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay).

Ecco, questo sistema sta progressivamente cambiando negli ultimi anni.

Maison de Champagne Moet Chandon


Secoli di tradizione vinicola: le grandi Maison


Nel corso dei secoli le grandi cantine hanno perfezionato il metodo di vinificazione e hanno creato le loro tradizioni enologiche. Maison che sono ancora delle istituzioni delle bollicine francesi hanno inventato tecniche tuttora in uso, a partire dalla Méthode Champenoise elaborata dal monaco Dom Pérignon, o la table de remuage nonché il primo Champagne rosé d’assemblage firmati entrambi da madame Veuve Clicquot.

È anche grazie a loro se lo Champagne è così famoso, in particolare per quanto riguarda l’apertura di nuovi mercati, come quello britannico dove Pol Roger aveva un indefesso affezionato nella persona di Winston Churchill, o quello degli Stati Uniti dove lo Champagne di Charles Heidsieck nella seconda metà del XIX secolo era noto nei salotti americani come “Champagne Charlie”. Nella stessa linea si inserisce anche la Maison Louis Roederer che nel 1876 crea la cuvée Cristal per lo zar russo Nicola II.

Il raffinamento supremo di un’arte


Comprando le uve o alle volte i vins clairs - cioè i vini di partenza per la spumantizzazione - verrebbe da pensare che le Maison si siano disinteressate al territorio della Champagne. Nulla di più sbagliato. Ogni anno le cantine passano al vaglio tutte le parcelle dei viticoltori con cui hanno relazioni storiche e decidono, cuvée per cuvée, quali uve contengono le caratteristiche necessarie per creare il profilo del vino perfetto.

È tuttavia vero che in prima persona si occupano di vinificazione, affinamento nelle spettacolari cantine di gesso - le crayères - e della rigorosa arte dell’assemblaggio, cioè del blending del vino. Si parla di assemblaggio per quanto riguarda gli Champagne Sans Année, cioè un mix di vini di diverse annate, in cui tipicamente si parte da una base della vendemmia corrente a cui viene aggiunta una percentuale variabile di vins de réserve della casa. L’enologo decide anche con un preciso labor limae quali parcelle assemblare, quali Cru, Premier Cru e Grand Cru.

Alcuni dei più grandi marchi stanno da tempo preferendo un approccio più di vigna che di cantina, evitando le tecniche più invasive e cercando di riflettere il carattere dell’annata invece di inseguire un “gusto Maison”. Jean-Baptiste Lécaillon, Chef des Caves da 30 anni di Louis Roederer nonché direttore generale della Maison, l’ha fatto con ottimi risultati trasformando il Sans Année iconico della casa, il Brut Premier, nello Champagne Collection seguendo questo nuovo paradigma.

vigneron champagne


La viticoltura artigianale: la rivincita dei Vigneron


Veniamo ora ai nostri Vigneron. Come abbiamo già spiegato, la parola Vigneron significa viticoltore, ma in questo contesto si intende qualcosa di più.

Prima di tutto va detto che se tradizionalmente i Vigneron coltivano e vendono le uve alle Maison, le cose stanno cambiando a partire dalla seconda metà dello scorso secolo. Si è sviluppata anche l’abitudine alla manipulation. Sempre più Vigneron si sono associati in cooperative per vinificare sotto un marchio comune. È il caso di H. Blin, e del suo centinaio di soci. L’attuale presidente, Simon Blin, ha una passione particolare per il Pinot Meunier, vitigno meno noto della Champagne, passione condivisa da Tannico, che proprio per questo da qualche anno è importatore esclusivo.

Siamo oggi a più di 130 cooperative in Champagne, con oltre 14.000 viticoltori soci che lavorano il 40% dell’intera AOC. Numeri che fanno capire come il fenomeno dei vigneron e piccoli produttori nella regione sia tutt’altro che isolato.

Altri viticoltori invece hanno iniziato a elaborare i propri Champagne autonomamente, vendendoli con il proprio marchio: Francis Boulard, Jeaunaux Robin, Gaston Collard, per fare giusto alcuni esempi.

In questo caso parliamo di viticoltori che al tempo stesso sono produttori, si parla di Vigneron Récoltant Manipulant (RM si trova anche su alcune etichette). E le Maison de Champagne? I grandi nomi come Ruinart, Moët & Chandon e Dom Pérignon sono Négociant Manipulant (NM) cioè grandi produttori che acquistano le uve per poi realizzare gli champagne nello stile della maison.

Va detto che non tutti queste grandi maison lavorano allo modo, alcuni producono il proprio Champagne a partire da un mix variabile di uva acquistata e uva coltivata in vigneti di proprietà.

Cos’è lo Champagne de Vigneron?


Per Champagne de Vigneron s’intende uno Champagne dal carattere autentico, spesso frutto di una piccola produzione curata nei minimi dettagli. La conoscenza del terroir, l’impegno e la passione di questi viticoltori si traducono in un vino artigianale, che può guardare alla tradizione o al futuro, ma sempre con una filosofia di genuinità.

Dal 2001 esiste anche un Syndicat Général des Vignerons de la Champagne, che riunisce e promuove questi imprenditori appassionati.

In una ricerca di approcci alla produzione del vino più puri, molti Vigneron si sono votati all’agricoltura biologica e biodinamica. È in particolare grazie a questi visionari se il vignoble della Champagne è pioniere anche nella sostenibilità: più del 60% della superficie vitata è sottoposto a una certificazione ambientale, con l’obiettivo di raggiungere il 100% entro il 2030.

champagne Dom Perignon


Champagne de Vigneron o Maison de Champagne?


Semplificando la questione ai minimi termini si potrebbe parlare di vini artigianali vs commerciali, grandi brand vs piccoli produttori, ma a nostro avviso non è proprio così.

Come sai da sempre Tannico crede nei viticoltori coraggiosi e artigiani, e non possiamo che accogliere con gioia questo ampliamento di prospettive. Tuttavia non si può negare che le grandi Maison abbiano scritto una grossa parte della storia vinicola francese, e che in molti casi sia la qualità del vino l’obiettivo ultimo della loro ricerca.

Scegliere una Maison de Champagne o un Vigneron può essere una materia divisiva, ma non c’è che un modo per farsi un’idea più precisa sull’argomento: assaggiare e giudicare con il proprio palato. Buone degustazioni.

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