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Marziano Abbona

La storia della cantina Abbona nasce da coraggio e da fatica, da passione e da tradizione, da territorio e da qualità.
Nel cuore della DOCG Dogliani, da sempre a conduzione strettamente familiare, l’azienda Marziano Abbona è stata tra le prime realtà vitivinicole della zona a credere nella potenzialità e nell’eccellenza del dolcetto, varietà vitata che, di più tra le altre, ha regalato soddisfazioni e riconoscimenti alla cantina stessa.
Gestita attualmente dalla quarta generazione, l’impresa vitivinicola dispone di oltre cinquanta ettari vitati in totale, in cui trovano spazio, oltre al dolcetto, anche uve di nebbiolo, barbera, favorita, arneis e viognier, coltivate seguendo norme sostenibili e rispettose dell’ambiente e dell’ecosistema, ma soprattutto condotte ricalcando il metodo francese di classificazione degli appezzamenti, per cui ogni singola parcella viene esaltata nella sua qualitativa peculiarità. Tra i filari, le attenzioni sono massime, e ogni decisione agronomica adottata è razionale e oculata: i trattamenti sono ridotti al minimo, mentre si fa largo ricorso a pratiche non invasive, come l’inerbimento. Di contro, dal vigneto sono assolutamente banditi i prodotti sistemici e i diserbanti.
Partendo da queste premesse, si arrivano quindi a vendemmiare grappoli schietti e pregiati, che in cantina sono interpretati sfruttando le migliori tecnologie in fase di vinificazione, applicate sempre nel rispetto massimo di tipicità e terroir di provenienza. Vengono prodotte in questa maniera etichette espressive, profonde ed eleganti, caratterizzate da uno stile ormai inconfondibile, che affonda le proprie radici in antiche e lontane tradizioni.
Dal Dogliani “Papà Celso” al “San Luigi”, dalla Barbera d’Alba “Rinaldi” alla “Casaret”, si arriva al “Bricco Barone” e al “Garombello”, per poi passare al Barbaresco, al Barolo Pressenda, al Barolo Ravera e al Barolo Cerviano, per chiudere infine con i bianchi e con gli spumanti: sono tutte bottiglie, quelle che hanno sovraimpresso il nome “Marziano Abbona”, capaci di parlare la lingua della massima eccellenza enologica delle terre piemontesi.