Qual è il miglior Pinot Nero italiano?

Di Redazione

Non è un mistero che quando ad essere chiamato in causa è il Pinot Nero, le attese salgono subito e anche di tanto.

Sì perché il Pinot Noir (alla Bourgogne cioè che è della Bourgogne) è certamente uno dei vitigni più complessi da allevare, soprattutto fuori dalla sua regione nativa, ma al tempo stesso quando trova una nuova sistemazione soddisfacente, produce vini eccezionali, tra i migliori rossi in assoluto per eleganza e finezza.

E a questo punto sorge spontanea la domanda: ma qui in Italia, dove si producono i migliori Pinot Nero?

In quali regioni italiane nascono i migliori Pinot Nero?

Prima di elencarle, facciamo un’importante premessa:

tanto in Italia quanto in altri paesi vinicoli, quando si tratta di individuare un buon terroir per il Pinot Noir, il punto di riferimento, tanto per qualità dei suoli che per stile, è senza dubbio la Borgogna.

Per questo, come vedremo, le regioni più vocate per questo vitigno dal carattere difficile sono quelle più settentrionali, per la somiglianza climatica o appunto per i suoli che si avvicinano, come composizione, a quelli marnosi della regione francese.

Ma come sempre nel mondo della viticoltura, le eccezioni sono numerose e qualcuna la andremo a scoprire anche oggi.

1 - Il Pinot Noir dell’Alto Adige

Forse il più celebre e premiato Pinot Nero italiano. Qui il vitigno ha sempre trovato posto nelle parcelle delle tante cantine della zona, come J. Hofstätter e Alois Lageder ma anche Girlan e St.Pauls.

In Alto Adige, il vitigno è noto come Blauburgunder e trova un habitat ideale nelle valli fresche e ventilate, con ampie escursioni termiche che favoriscono lo sviluppo di aromi delicati e una buona acidità.

vigneti alto adige


I vini qui sono generalmente eleganti e raffinati, con note di frutti rossi come la ciliegia e la fragolina di bosco, talvolta accompagnate da sfumature terrose e speziate.

La mineralità è spesso evidente, e il legno è utilizzato con maestria per non sovrastare il frutto.

Le denominazioni più importanti sono l’Alto Adige Pinot Nero DOC e la versione Riserva.

Che si tratti di un vino giovane e fruttato o di un esemplare più strutturato e destinato all'invecchiamento, il Pinot Nero dell'Alto Adige è senza dubbio uno dei migliori esempi di questo vitigno in Italia e nel mondo.

Il vino poi, rigorosamente in purezza, parla la lingua del suo territorio con eloquenza e grazia, e che continua a catturare l'attenzione degli amanti del vino alla ricerca di eleganza e profondità, come dimostrano i tanti premi nazionali e internazionali.

2- Pinot Noir della Valle d’Aosta

Rimaniamo nel nord, avvicinandoci alla patria nativa del Pinot Noir. Buffo a dirsi, ma per anni il grande patrimonio di cépages autoctoni della Valle ha parzialmente oscurato l’affermazione del Pinot Noir, nonostante il terroir valdostano sia forse il più vocato d’Italia per la sua coltura.

Qui, il vitigno si trova a proprio agio grazie alle condizioni climatiche particolari, caratterizzate da estati fresche e inverni rigidi, nonché le notevoli escursioni termiche tra giorno e notte che favoriscono lo sviluppo di un bouquet aromatico complesso e l'acquisizione di una buona acidità (oltre a una maturazione delle uve più graduale).

Il Pinot Nero valdostano spesso si distingue per la sua eleganza e la sua finezza. I vini risultano essere di medio corpo, con una freschezza e mineralità pronunciate che riflettono il terroir montano.

Negli ultimi anni, soprattutto a livello internazionale, i Pinot Noir valdostani stanno raccogliendo ottimi punteggi dai principali wine critic. Soprattutto produttori come Elio Ottin e Rosset Terroir.

La denominazione principale è la Valle d’Aosta Pinot Nero DOC.

3 Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese

Stando ai documenti ufficiali, il vitigno sarebbe arrivato dalla Borgogna nell’Oltrepò, come nel resto d’Italia (Sicilia compresa) durante il XIX secolo. Oggi però alcuni storici sostengono che il Pinot sarebbe forse arrivato nella zona mediopadana molto prima e fosse già presente all’epoca dei Romani.

Ma il padre del Pinot Nero dell’Oltrepò è senza dubbio il conte Carlo Giorgi di Vistarino, che nel 1865 impiantò il Pinot Nero nella sua tenuta.

Nota bene: all’inizio il vitigno era utilizzato per produrre uva da spumante, soprattutto metodo classico.

Solo a partire dalla seconda metà del ‘900 alcuni produttori hanno iniziato a dare una spinta ai vini rossi dell'Oltrepò, soprattutto grazie al Pinot Nero, con ottimi risultati.

Sono vini eleganti e raffinati, spesso affinati in legno per arricchirne la complessità.

Al naso si possono riconoscere note di piccoli frutti rossi, come ciliegia e lampone, arricchite da sfumature speziate e talvolta balsamiche.

Al palato, questi vini sono caratterizzati da una buona acidità e da tannini setosi, con un equilibrio che li rende piacevolmente bevibili giovani, ma anche capaci di invecchiare con grazia.

La denominazione principale è l’Oltrepò Pavese Pinot Nero DOC anche in versione riserva. Tra i produttori sicuramente Travaglino, realtà storica, ma anche Frecciarossa.

4 I pinot noir friulani

Forse te l’aspettavi o forse, giustamente, conosci il Friuli per i suoi più celebri vini bianchi, dalla Ribolla al Friulano, al Picolit.

Eppure i fantastici suoli friulani, caratterizzati dalla “ponca” (mix di marna e arenaria perfetto per la viticoltura) sono in grado di accogliere, alla grande, anche un vitigno bizzoso come il Pinot Noir.

Qui, il nostro ci dona dei vini molto freschi, spesso vinificati o in acciaio o in botti grandi, per evitare che il legno ceda troppi aromi terziari e vada a sovrastare il frutto del Pinot Nero.

Due sono le denominazioni da tener d’occhio:

Friuli Isonzo DOC: il Pinot Nero qui è influenzato dalla vicinanza del fiume Isonzo, che mitiga il clima e contribuisce a creare un ambiente ideale per la maturazione delle uve. I vini risultanti sono spesso equilibrati, con una buona concentrazione e persistenza aromatica. Da provare la versione di Feudi di Romans, ottimo rapporto qualità prezzo.

Friuli Grave DOC: questa ampia denominazione è caratterizzata da terreni ghiaiosi che accumulano calore durante il giorno e lo rilasciano di notte, favorendo la maturazione delle uve. Il Pinot Nero qui può esprimere una buona intensità di frutto e una piacevole rotondità.

vigneti umbria durante la vendemmia


5: le prima sorprese, il Pinot Nero delle Marche e dell’Umbria

Se forse la menzione dell’Umbria stupisce di meno, quella delle Marche è invece meno scontata, visto che il vitigno borgognone viene prodotto in un’area molto specifica (nelle Colline Pesaresi).

Partiamo proprio dalle Marche, con la DOC Focara Pinot Nero.

Il nome "Focara" si riferisce all’omonima zona all'interno della DOC Colli Pesaresi, nota per il suo microclima e per i suoi terreni particolarmente adatti alla viticoltura.
Quest'area è caratterizzata da una combinazione di condizioni climatiche favorevoli e suoli che possono variare da argillosi a calcarei, con una buona presenza di scheletro che contribuisce a un ottimo drenaggio e a una certa mineralità nei vini.

I vini prodotti in questa sottozona possono mostrare un profilo aromatico complesso, con note di frutti rossi maturi, spezie e talvolta sentori terziari che si sviluppano con l'invecchiamento.

Al palato, il Pinot Nero di Focara tende ad essere elegante e strutturato, con una freschezza che ne garantisce la longevità e la capacità di evolversi nel tempo.

Andiamo adesso in Umbria, regione in cui iniziamo a vedere i primi cenni di una diversa, più calorosa, espressione del Pinot Noir.

Sì perché come abbiamo detto il Pinot è vitigno che preferisce climi più settentrionali. Ma c’è una condizione che invece ne permette l’allevamento fuori dalle sue zone di comfort: la coltura in montagna o in zone dove il mare o l’Oceano rinfreschino il clima altrimenti troppo caldo.

I Pinot Nero Umbria IGT (non c’è la DOC, eccetto per l’area di Torgiano) possono mostrare al naso profumi di frutti di bosco, ciliegia e spezie, mentre al palato possono essere delicati ma con una buona struttura, spesso supportata da una piacevole acidità e tannini morbidi.

L'affinamento in legno, se utilizzato, tende ad essere misurato per non sovrastare il profilo varietale del vitigno. Sono vini che con l’affinamento si fanno setosi, con un finale equilibrato e piacevole.

Tra i produttori segnaliamo Paolo e Noemia d'Amico con il loro Pinot Nero "Notturno dei Calanchi" e l'eccezionale Pinot di Castello della Sala, spin-off umbro di Antinori.

6 Pinot siciliani? Ebbene sì

Il Pinot Nero, essendo un vitigno che predilige climi più freschi, non trova in Sicilia le condizioni ideali come quelle delle sue terre d'origine.

Tuttavia, grazie alla diversità dei microclimi e delle altitudini che l'isola offre, è possibile trovare alcune aree, specialmente nelle zone più elevate come le pendici dell'Etna o alcune parti dell'entroterra, dove le temperature più fresche e le escursioni termiche notturne possono consentire la coltivazione del Pinot Nero.

In queste nicchie climatiche, i produttori sperimentano con il Pinot Nero per creare vini che possono sorprendere per la loro originalità e che mostrano un profilo differente rispetto ai più classici esempi di questo vitigno.

vigneti etna


Questi vini possono avere una maggiore struttura e concentrazione di frutto, con note speziate e una maturità che riflette il clima più caldo, pur mantenendo una certa eleganza e finezza. Il tannino sarà più presente rispetto ai Pinot settentrionali.

Essendo poco diffuso, il Pinot Nero non ha una denominazione sua ma rientra ad esempio nella più ampia Terre Siciliane IGT. Consigliamo di provare questa declinazione del Pinot per scoprire il grande potenziale di questo vitigno anche a latitudini insolite (tenendo ben presente la diversità aromatica).

Da segnalare due chicche: il Nawàri di Duca di Salaparuta e il "Rosso Pino" dei Gulfi, entrambe due perle regalateci dal terroir etneo, per due PInot Noir vulcanici.

Ecco un po' dei Pinot Nero italiani che abbiamo selezionato per le regioni di cui abbiamo parlato: