Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC 2024 - Feudi di San Gregorio
Feudi di San Gregorio

Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC 2024 - Feudi di San Gregorio

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  • In pronta consegna
  • Annata: 2024
  • Denominazione: Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC
  • Vitigno: coda di volpe, falanghina
  • Alcol: 13%
  • Formato: 0.75L
  • Allergeni: Solfiti
  • Consumo ideale: 2025/2028
  • Temperatura di servizio: 8/10 °C
  • Momento per degustarlo: Cena tra amici
  • Giudizio di Tannico: 81pt
  • Tipologia: Bianco
  • Abbinamenti: Crostacei, Secondi di pesce

Note di degustazione

Giallo paglierino brillante nel calice. Profumi freschi di frutti bianchi e scorze di agrumi aprono la strada a lievi tocchi minerali. Buona persistenza aromatica e freschezza in assaggio, con il finale tipicamente sapido.

Abbinamenti

Ottimo ricette di mare come gli spaghetti allo scoglio e il fritto misto con verdure.

Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC 2024 - Feudi di San Gregorio: Perchè ci piace

La leggenda vuole che l’origine della vite sul Vesuvio si debba alle lacrime di Gesù. In uno scenario sorprendente, sulle pendici di uno dei più grandi vulcani d’Europa, le migliori
varietà autoctone a bacca bianca della Campania danno vita al Lacryma Christi. Feudi di San Gregorio produce questa versione bianca con uve coda di volpe e falanghina attraverso una vinificazione e un breve affinamento in acciaio.

Cantina

Ottime notizie per gli amanti dei bianchi sapidi e mediterranei! Scegli le tue bottiglie preferite tra quelle di Feudi di San Gregorio, specialisti della viticoltura campana, per una spesa minima di 89€. In automatico riceverai in omaggio la Magnum di Greco di Tufo, bianco territoriale e sincero.

Offerta valida su Tannico.it e App fino al 27/07/2025 al raggiungimento di 89€ di vini di Feudi di San Gregorio. Fino a esaurimento scorte.

La cantina simbolo dell'enologia irpina

Poche altre cantine in Italia possono identificarsi con un territorio, con la sua storia e con i suoi valori, come Feudi di San Gregorio si identifica con l'Irpinia, in provincia di Avellino.

Ma non solo: fondata nel 1986, l’impresa vitivinicola Feudi di San Gregorio può essere oggi assunta come il marchio simbolo del rinascimento enologico del meridione d'Italia, e di una cultura del bere volta a riscoprire l’essenza e l'identità dei sapori mediterranei.

La riscoperta e valorizzazione dei grandi vitigni campani

Il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo e il Taurasi sono oggi tra le più rilevanti denominazioni italiane, grazie a un lavoro iniziato oltre vent'anni fa, e che ancora continua nella più totale salvaguardia della tradizione e nella ricerca di tutte le potenzialità del territorio.

I vini di Feudi San Gregorio

Partiamo allora dai vigneti, che da sempre in Irpinia coesistono e si alternano con i frutteti, con gli ulivi e con i boschi.

Attualmente, tra le vigne di proprietà e quelle in affitto, sono oltre trecento gli ettari vitati di cui la cantina dispone.

Con il nucleo centrale situato nella zona di Sorbo Serpico - luogo in cui sorge anche la sede aziendale - e con gli altri filari sparsi tra i comuni di Tufo, Taurasi e Santa Paolina, le vigne dei Feudi di San Gregorio sono comprese fra i 350 e i 700 metri sul livello del mare. Su suoli di matrice vulcanica crescono piante dal corredo genetico unico, che vengono curate attraverso una gestione agronomica estremamente rispettosa di tutti gli equilibri ambientali. In cantina, gli spazi sono stati completamente rinnovati nel 2004, dopo un percorso di ricerca volto a coniugare le tradizioni con le tecnologie moderne.

Ecco allora aprirsi le porte dei locali di vinificazione - in cui uno spazio è stato dedicato alla produzione degli Spumanti “Dubl” – da cui si passa alla lunga barricaia, che ospita i vini rossi: in una struttura prevalentemente interrata, ogni spazio è armoniosamente integrato con il territorio, per un impatto ambientale di estremo equilibrio.

Questi gli ingredienti che compongono la ricetta da cui prendono vita le etichette dei Feudi di San Gregorio: vini che rappresentano il recupero e il rilancio della più autentica Irpinia enologica, e che esaltano l’unicità di un patrimonio locale secondo a nessuno quando si parla di viti e vino.

Parliamo infatti di alcuni dei più interessanti vini rossi campani degli ultimi anni, frutto della riscoperta di vitigni autoctoni a lungo trascurati, come ad esempio il piedirosso.

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