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Tanca Nica

Francesco Ferreri si emoziona al ricordo di sua madre che lo accompagna dagli anziani delle contrade di Kaffefi, Kufurà, Bukkuram e Sibà, ne rievoca i ricordi, soprattutto quello legato ad un proverbio pantesco che scandisce il ritmo dei lavori nel vigneto. Un vigneto, quello di Pantelleria, esigente e caparbio, nel caso di Francesco Ferreri - 2 ettari di ottuagenarie viti ad alberello pantesco - a contrada Caffefi. Aiutato da Nicoletta, la sua compagna anche lei nata su un’isola altrettante ostica e ventosa: la Sardegna, fondano “Tanca Nica”, un’espressione dialettale che richiama il terreno collinoso sistemato a terrazze dove crescono le vigne di Zibibbo, Nivuro Nostrale - un clone locale di pignatello adattatosi negli anni e che da risultati incredibili ribattezzato “nero del posto” in dialetto - e il catarratto. Francesco Ferreri è legato alle sue radici, rivendicandole dopo essere partito all’età di quattordici anni per studiare, in un convitto a Conegliano, agraria e proseguire con enologia a San Michele all’Adige; specializzatosi a Udine inizia a viaggiare verso l’Ungheria e la Nuova Zelanda dove lavora per una grande azienda biodinamica. A “Tanca Nica” Francesco vuole produrre vini naturali così ogni lavoro di campagna - nei suoi vigneti che si elevano fino a 480 m s.l.m. - è svolto manualmente o con l’aiuto dell’asino pantesco. La gestione dell’alberello pantesco e dei terrazzamenti - che cedono spesso durante le piogge invernali a causa anche del terreno vulcanico e sabbioso dell’isola - è faticosa, un lavoro d’altri tempi verrebbe da pensare, fondamentali per la protezione dai forti venti dell’isola e il rapporto della pianta con l’acqua; Le viti hanno bisogno di non entrare in competizione per l’acqua con l’erba spontanea che nasce nei pressi, a tale scopo è fondamentale una doppia aratura delle conche dove cresce l’alberello e il sovescio che apporta ulteriore sostanza organica nel suolo. Per la custodia del vigneto vengono utilizzati solamente zolfo e rame, e la stessa etica di elaborazione del vino viene riportata in cantina dove i grappoli vengono diraspati a mano, pigiati con i piedi e la fermentazione parte spontaneamente, infine i vini vengono imbottigliati senza aggiunta di solforosa né filtrati o chiarificati.