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Kante

Il mondo del vino italiano è affascinante e davvero molto variegato: oltre a vitigni, denominazioni e terroir, non bisogna dimenticarsi di quegli uomini che, tutti i giorni con passione e dedizione, lavorano i propri ettari di terreno per creare qualcosa di unico e speciale. Edi Kante è sicuramente uno di quei personaggi che rendono un po’ più speciale il panorama enologico nazionale. Un po’ artigiano e un po’ inventore, nel 1980 si innamora del Carso, piccolo lembo di terra che dai pendii delle Alpi Giulie si snoda fino al Mar Adriatico, e intuendone le grandi potenzialità vitivinicole decise di fondare la propria azienda a Duino Aurisina, in provincia di Trieste, dando vita ad una cantina disposta su più livelli e scavata nella roccia naturale, avendo così la perfetta temperatura e la giusta umidità per conservare le proprie bottiglie nel modo più corretto. L’azienda oggi si sviluppa su circa 17 ettari vitati, caratterizzati da un suolo roccioso-calcareo, rude e difficile da domare, dove acidità e mineralità diventano caratteristiche tipiche dei vini, e dove ogni vite lotta per la sopravvivenza, facendosi largo tra la superficie pietrosa. Nei vigneti di proprietà si coltivano sia vitigni autoctoni che internazionali, come vitovska, malvasia, terrano, pinot nero e chardonnay. Ogni anno, nel “laboratorio” di Edi, si realizzano circa 65.000 bottiglie, suddivise in otto etichette, comprensive anche di due spumanti, fortemente espressive del terroir di provenienza e dell’annata climatica trascorsa in vigna. Vini originali e progressisti, frutto della grande attenzione che Edi pone in ogni singolo atto della catena produttiva. Le bottiglie targate Kante sono chicche che di vendemmia in vendemmia conquistano sempre più appassionati, oltre a riscuotere il consenso della critica nazionale e internazionale, come testimoniano ad esempio i recenti Cinque Grappoli assegnati dalla guida Bibenda al “La Bora”, chardonnay con cui si tocca l’apice qualitativo dell’intera gamma.