7 vitigni rossi italiani meno noti
Di Letizia Spettoli
Tra i tanti record che l’Italia ha, ce n’è uno che ci interessa particolarmente.
Il nostro paese infatti vanta il più alto numero di vitigni autoctoni al mondo, con la bellezza di 545 uve da vino. Ci segue la Francia con 210 varietà.
La facilità di coltivazione di alcuni vitigni o il gusto di tanti consumatori (o in certi casi di pochi influenti critici) ha determinato il successo delle varietà di cui sentiamo più spesso parlare.
E tutte le altre?
Ci sono ancora e sono coltivate da viticoltori coraggiosi che credono nel territorio e nel fascino dei vitigni di nicchia: per chi ha voglia di esplorare, c’è tutto un mondo di varietà rare da scoprire.
Oggi ti parliamo di 7 vitigni rossi italiani che sono poco noti, ma che meritano di essere molto più famosi (stesso discorso per i vini rossi pregiati prodotti con questi vitigni).

1 Il Teroldego
Il Trentino è probabilmente la regione migliore da cui far partire la nostra lista non-mainstream di vitigni rossi italiani. Qui, ancora di più che altrove, sono sempre stati i vitigni della tradizione i protagonisti della scena.
E il più tradizionale di tutti è sicuramente il Teroldego. La sua presenza è attestata nella Piana Rotaliana fin dal 1300 ed è stata la prima Doc varietale riconosciuta in Trentino.
La leggenda paragona il suo colore rosso al colore porpora profondo del sangue di drago. Ha un profumo inconfondibile di mora selvatica, perfettamente armonizzato con le fragranze di mirtillo, lampone e violetta. Sentori di essenza di menta con sfumature balsamiche si aggiungono al suo delizioso aroma.
2 Il Marzemino
Secondo alcune fonti compare in Italia nel XV secolo, secondo altre è originario del padovano. Il Marzemino oggi si trova soprattutto in Veneto, Trentino, Lombardia e Friuli. Gli esperti dell’opera se lo ricorderanno dal Don Giovanni di Mozart:
«Versa il vino! Eccellente Marzemino!»
Il suo luogo simbolo per eccellenza è la Vallagarina, in Trentino, soprattutto nella zona di Isera e dei Ziresi. Le fragranze di viola mammola, prugna e piccoli frutti sono la sua cifra stilistica. Sa essere franco e molto preciso al palato.
3 Sagrantino
Una delle uve più tanniche al mondo viene coltivata in Umbria, nella zona di Montefalco per la precisione. È il Sagrantino: un’uva che dà vini di grandissima intensità e struttura, dal colore viola scuro e profondo. L’elevato contenuto di polifenoli lo rende anche perfetto per lunghi invecchiamenti.
Potente, muscoloso, il Sagrantino di Montefalco è caratterizzato da profumi speziati e terrosi. Tra gli appassionati non è di certo un vitigno poco noto, ma è molto meno famoso dei vitigni rossi italiani "classici".
Provalo per variare da un Nebbiolo o un Sangiovese ogni tanto.

4 Schioppettino
Lo Schioppettino sta vivendo un periodo di rinascita e seconda vita, dopo alcuni decenni in cui è stato sull’orlo dell’estinzione a causa di malattie e parassiti. È un vitigno rosso italiano molto antico, citato per la prima volta nel 1282. È uno dei più rappresentativi vitigni autoctoni del Friuli insieme al Refosco dal Peduncolo Rosso (vedi sotto). Nel 2008 c’è stato anche il riconoscimento del suo cru, la sottozona Schioppettino di Prepotto della Doc Friuli Colli Orientali.
Fresco, fragrante, con una bella acidità e una struttura tannica poco invadente. Insomma uno di quei rossi da bere anche - ma non solo - con i menù vegetariani.
5 Refosco dal Peduncolo Rosso
L’abbiamo evocato e quindi non potevamo non approfondire. Anche il Refosco dal Peduncolo Rosso è un autoctono del Friuli, che si trova in tutto il Triveneto. Questo nome un po’ particolare viene dal colore rosso della base del raspo, il peduncolo appunto.
Tannini e acidità elevati hanno bisogno di lavorazioni pazienti e lunghi affinamenti per arrotondarsi e ingentilirsi. Si tratta di un vino di struttura e profondità, con un bouquet ampio e complesso.
6 Corvina
Sai cos’hanno in comune Bardolino DOC, Amarone della Valpolicella, Ripasso e Recioto?
Che in tutte queste denominazioni la protagonista del blend è la Corvina. I suoi profumi di ciliegia sono la nota aromatica più distintiva, e al palato si hanno buona acidità e tannini eleganti.
Si presta benissimo alla tecnica dell’appassimento, che l’Amarone ha reso famosa nel mondo.
Se l’hai sicuramente già sentita in assemblaggio, è molto raro berla in purezza.
Vinificare la Corvina da sola significa fare una scelta di autenticità, cercare di produrre un vino franco e figlio del territorio. Se abbiamo solleticato la tua curiosità, qui trovi alcune ottime etichette.
Inoltre, non tutti sanno che la venetissima Corvina si può trovare anche dall’altra parte del mondo. La cantina Masi, nella tenuta di Tupungato, per esempio la coltiva insieme al Malbec in Argentina.
7 Nerello Mascalese
Il Nerello Mascalese viene coltivato sulle pendici dell'Etna, un terroir unico al mondo che si estende tra il cratere del vulcano e il mare. Questa zona della Sicilia orientale gode di un clima particolare e di terreni ricchi di minerali, grazie alle eruzioni millenarie del vulcano.

Il Nerello Mascalese è un vitigno autoctono siciliano che si distingue per la presenza di tannini eleganti, un'acidità vivace e una spiccata mineralità. È il principale protagonista dell’Etna Rosso, completato da un massimo di 20% di Nerello Cappuccio.
L’eleganza e la finezza del Nerello Mascalese vengono spesso paragonate al prestigioso Pinot Noir della Borgogna.
Un mondo di vitigni rossi italiani autoctoni
Quello dei vitigni autoctoni rossi italiani è un vero e proprio universo, di cui qui abbiamo voluto esplorare un piccolo scorcio. Abbiamo scoperto i profumi di mora selvatica del Teroldego, la franchezza del Marzemino, la potenza del Sagrantino, la freschezza dello Schioppettino, la complessità del Refosco, la versatilità della Corvina e la finezza del Nerello Mascalese.
Per chi volesse assaggiare vini rossi diversi dal solito, l’Italia è il punto di partenza ideale.
I grandi vitigni celeberrimi sono solo la punta dell’iceberg, mentre le centinaia di uve meno note ma più legate al territorio e alla tradizione costituiscono le meraviglie che troverai avventurandoti in profondità, sotto la superficie dell'acqua, dove si nascondono le perle (enologiche in questo caso).
Preferisci la Francia e i bianchi? Leggi il nostro articolo sui vitigni bianchi francesi.