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Bumbu

Come spesso accade per le bevande molto diffuse e antiche, non è chiara l’origine del nome Rum. Potrebbe derivare dall’inglese” Rumble” (gorgogliare), oppure dal latino della canna da zucchero, “Saccharum Officinarum”, abbreviato dai monaci con un più comodo “Rum”. Sebbene le prime bevande ottenute dalla fermentazione dello zucchero di canna siano state prodotte in Cina o in India, è certo che la prima distillazione sia avvenuta nella Londra del ‘400, grazie all’importazione della canna da zucchero proprio dall’India. Dopo la scoperta dell’America, sarà il Nuovo Mondo a fornire la materia prima. Il Rum è a oggi un mondo smisurato, che ne contiene altri cento: provenienze, metodi, età, sono solo alcuni dei criteri che si possono selezionare per viaggiare all’interno di questo universo produttivo. I Caraibi sono il fulcro della produzione più storica, e si dà comunemente alle Barbados la paternità sul vero Rum. Proprio qui troviamo BUMBU, realtà produttiva lanciata nel 2016, il cui nome significa in indonesiano “miscela di spezie”. Il Rum firmato BUMBU viene prodotto seguendo pratiche rigorosamente artigianali, in una distilleria di Barbados risalente addirittura al 1893; la ricetta alla base della produzione è antichissima, e si basa su quelle dei marinai e dei mercanti che navigavano nelle Indie Occidentali durante il XVI e il XVII secolo. Si utilizzano solo ingredienti naturali e autoctoni: nello specifico, la migliore selezione delle canne da zucchero – provenienti da colture sostenibili di 8 paesi dei Caraibi e del Sud America – e l’acqua di Barbados, elementi che contribuiscono a realizzare prodotti autentici e davvero interessanti. Tre attualmente le etichette sul mercato, il “The Original”, lo XO e il “Cream”, per una gamma che fa di BUMBU uno dei marchi con la crescita più importante negli ultimi anni all’interno del settore dei “premium Rum”, da tenere senza dubbio sott’occhio.