Ma i vini bianchi possono invecchiare? Sfatiamo il mito
Quando si parla di vino, se c’è un luogo comune che frequentemente ricorre è di certo relativo ai vini bianchi e al loro invecchiamento. Il consumatore medio ritiene che i vini bianchi siano da degustare giovani e freschi, e questa convinzione non possiamo dire che sia del tutto sbagliata, dato che a dire il vero i vini bianchi e l’invecchiamento non sempre vanno a braccetto.
Tuttavia, pensare generalizzando che nessun vino bianco possa invecchiare è un falso mito che è doveroso andare a sfatare, come allo stesso tempo è altrettanto doveroso saper individuare quale siano i vini bianchi in grado di maturare meglio di altri.
Sì, perché grazie a specifiche caratteristiche varietali e anche per merito di determinate tecniche di vinificazione, non solo la longevità dei vini bianchi può aumentare sensibilmente, ma il processo di invecchiamento può favorire l’evoluzione di note complesse, intriganti e affascinanti.

Perché alcuni vini bianchi possono invecchiare?
Alla base della longevità dei vini bianchi ci sono alcuni parametri i cui valori ottimali risultano imprescindibili per fare in modo che i vini bianchi da invecchiamento diventino delle vere e proprie “perle enologiche”.
Acidità, tannini e alcol sono i tre elementi che - insieme agli zuccheri, se si considerano i vini dolci quali ad esempio Sauternes e Tokaji - risultano fondamentali per far sì che la conservazione dei vini bianchi da invecchiamento si sviluppi in maniera armoniosa, senza spigolature e senza un’eccessiva ossidazione.
L’acidità, se da un lato conferisce la tipica freschezza ai vini bianchi, d’altro canto li preserva da eventuali alterazioni microbiologiche impedendo la crescita dei batteri, spesso alla base del deterioramento dei vini bianchi da invecchiamento. L’acidità regola i processi di ossidazione e quando ai giusti livelli aumenta la longevità e la conservazione dei vini bianchi.
I tannini, comunemente associati ai vini rossi, anche nei vini bianchi da invecchiamento giocano un ruolo non secondario, dato che con la loro presenza conferiscono struttura e consistenza tali da permettere una maggiore capacità di conservazione nel tempo, sia favorendo l’evoluzione di sentori complessi, che andando a levigare il sorso rendendolo più morbido e rotondo.
Anche l’alcol è un elemento non secondario nella conservazione dei vini bianchi perché, soprattutto se ben bilanciato con la freschezza e con la componente acida, diventa un eccellente conservante.
Quali sono i migliori vini bianchi da invecchiamento?
Appurato che anche i vini bianchi possono affrontare l’invecchiamento, rimane vero che ci sono alcune tipologie di vini bianchi capaci di affrontare ossidazione ed evoluzione meglio di altri vini. Se il Sauternes e il Tokaji li abbiamo già citati per via del loro elevato tenore zuccherino che funge da conservante naturale, tra i vini bianchi secchi possiamo elencare Riesling, Chardonnay, Chablis e Verdicchio.
Riesling - Il Riesling, ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono della Mosella e dell’Alsazia, grazie alla sua spiccata freschezza e alla sua naturale mineralità, può essere dimenticato per decenni in cantina, così da favorirne un’evoluzione con cui arriverà a proporre note di idrocarburi, sfumature mielate e ricordi di frutta candita. Se interpretato nelle versioni dell'auslese o del trockenbeerenauslese, il Riesling può invecchiare ancora più a lungo, grazie all'elevato contenuto zuccherino residuo che queste specifiche tipologie presentano.
Chardonnay - Passando allo chardonnay, possiamo dire che il tipo di vitigno già è ideale di per sé a ottenere vini di buona acidità e di ottima struttura, caratteristiche tali da far si che lo Chardonnay si presti per il passaggio in legno, come avviene nella regione di Chablis, da cui prende il nome l’omonimo vino.
Chablis - Uno Chablis barricato riesce a resistere benissimo all’ossidazione grazie a un bel mix degli elementi chiave necessari per l’invecchiamento.
Verdicchio - Nelle terre del bel Paese, è quella del Verdicchio dei Castelli di Jesi una tra le denominazioni che più facilmente propone etichette dal bel potenziale di longevità e che non temono il passare degli anni, per merito di una robusta consistenza materica ben integrata con un’acidità evidente e con una gradazione alcolica puntualmente sostenuta.
Come conservare correttamente i vini bianchi per l'invecchiamento
Dati alla mano, se è certo che tra i vini bianchi ci sono denominazioni che meglio reggono l’invecchiamento rispetto ad altre, è altrettanto vero che per la conservazione dei vini bianchi da invecchiamento è necessario rispettare delle accortezze semplici ma fondamentali allo stesso tempo.
Temperatura - Oltre alla temperatura di cantina, che dovrebbe mantenersi costante intorno ai 12 °C e in ogni caso non dovrebbe mai superare i 18 °C, da monitorare con attenzione è anche il livello di umidità.
Umidità - L’umidità dovrebbe oscillare nel range tra il 50% e il 70%, dove il valore più prossimo al massimo è preferibile rispetto al valore minimo.
Posizione della bottiglia - Per un’ottima conservazione di tutti i vini e quindi anche dei vini bianchi da invecchiamento, è importante mantenere la bottiglia in posizione pressoché orizzontale, così che il vino a contatto con il tappo possa sempre mantenere umido il sughero facendo in modo da regolare il giusto scambio di ossigeno tra l’ambiente esterno e il contenuto della bottiglia.
Tappo - Non da ultimo anche la tipologia di tappo deve essere idonea all’invecchiamento, per cui è preferibile che sia un tappo in sughero di alta qualità o un tappo tecnico, come per esempio il tappo stelvin, frequentemente impiegato per i vini bianchi alsaziani quali il Riesling.
Come capire se un vino bianco è adatto all'invecchiamento
Quali sono allora i consigli pratici da tenere presenti per valutare il potenziale di invecchiamento di un vino bianco?
Acidità, tannini, alcol ed eventuali zuccheri residui sono gli elementi da valutare, sia ricercando i riferimenti in etichetta che andando magari a spulciare, quando possibile, i dati della relativa scheda tecnica fornita dal produttore.
Tenere in considerazione il metodo di vinificazione con l’eventuale macerazione sulle bucce nonché approfondire l’eventuale passaggio in legno, sono altri due elementi da non sottovalutare, come anche il tipo di tappo impiegato è di sicuro una variabile di non poca importanza, da avere a memoria nel momento in cui ci si appresta a valutare il potenziale di longevità del vino.
In conclusione
L’invito conclusivo è rivolto spassionatamente soprattutto a coloro che fino a ora non ritenevano possibile l’invecchiamento dei vini bianchi: il consiglio è quello di esplorare l’ampia selezione dei vini bianchi di Tannico, cercando di individuare quelli più adatti a essere conservati qualche anno in cantina mettendo in pratica le indicazioni ricevute.
Se poi l’acquisto di una stessa etichetta diventa multiplo, allora si avrà la possibilità di degustare lo stesso vino durante le diverse fasi di invecchiamento: è sicuro che le sorprese positive non mancheranno!