La classificazione dei vini in Italia e in Europa: DOC, AOC e QbA
Le denominazioni del vino: perché sono importanti
Le denominazioni del vino rappresentano un fondamentale punto di riferimento tanto utile ai consumatori per individuare la qualità e l’autenticità dei vini, quanto necessario ai produttori per tutelare e valorizzare le eccellenze enologiche. Le denominazioni del vino si basano su rigidi disciplinari, i quali non sono altro che l’insieme delle regole che il consorzio di tutela o qualsiasi altro organismo di certificazione fa rispettare per la produzione dei vini e per la coltivazione dei vigneti.
Sono stati i nostri cugini francesi d’oltralpe a dare vita al sistema delle denominazioni del vino, istituite per la prima volta in maniera strutturata nel 1935, anno in cui nacque l’appellation francese: Appellation d'Origine Contrôlée (AOC).
In Italia si dovranno attendere quasi trent’anni per arrivare ad adottare le normative della denominazione di origine controllata (DOC), ratificate dal decreto legge 930 del 1963. Lo stesso decreto del ’63 già prevedeva anche la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), che tuttavia venne istituita per la prima volta nel 1980, con la nascita delle DOCG del Brunello di Montalcino e del Vino Nobile di Montepulciano.
Dal produttore al consumatore
L’esigenza di proteggere l’autenticità e la qualità dei prodotti vitivinicoli, ha portato alla nascita delle denominazioni del vino che grazie al loro disciplinare definiscono i vitigni autorizzati, le rese per ettaro e le zone di produzione per quanto concerne la viticoltura, mentre indicando le tecniche le pratiche di vinificazione per quanto riguarda l’ambito enologico.
Il risultato è dato da vini che da un lato valorizzano il territorio di provenienza e contemporaneamente tutelano il consumatore garantendo importanti livelli qualitativi, grazie anche a rigidi controlli organolettici e puntuali analisi chimiche, condotte dal consorzio di tutela e dagli organismi di certificazione.
Grazie alle denominazioni del vino, i consumatori hanno un punto di riferimento che li aiuta a orientarsi di fronte all’ampia offerta enologica. In particolare per le DOC e per le DOCG, identificando le fascette di stato e il contrassegno di garanzia, il consumatore ha in suo possesso indicazioni chiare e informazioni incontrovertibili che garantiscono tracciabilità e sicurezza, nonché standard qualitativi elevati per ogni prodotto acquistato.
Le denominazioni del vino: il sistema italiano
Successivamente al decreto legge 930/1963, il sistema italiano ha recepito anche le norme del Regolamento UE n.1308/2013 della Commissione Europea con le seguenti modifiche/integrazioni, che di fatto istituiscono le DOP (Denominazione di Origine Protetta) e le IGP (Indicazione Geografica Protetta). All’interno delle DOP sono incluse le DOC e le DOCG, mentre le IGP includono le IGT.
DOCG: la denominazione di origine controllata e garantita è il vertice delle denominazioni italiane e garantisce i massimi livelli qualitativi, perché con le sue norme delimita le zone di produzione, determina i vitigni autorizzati, limita le rese per ettaro, istituisce una commissione di degustazione e impone regole stringenti sia per la produzione che per l’imbottigliamento.
DOC: la denominazione di origine controllata impone norme che regolano i vitigni e le zone di produzione. Pur essendo un gradino al di sotto delle DOCG, garantisce autenticità e qualità.
IGT: è una denominazione le cui regole sono più flessibili e meno rigide, tali da permettere sperimentazioni e innovazioni, mantenendo nel contempo un forte legame con il territorio e con le zone di produzione.
Vini generici: sono alla base della piramide qualitativa (sono gli ex vini da tavola) e non hanno la necessità di rispettare specifiche regolamentazioni. Non di rado alcuni vini di alta qualità vengono declassati per aggirare la rigidità normativa dei disciplinari.
Dati i vari livelli qualitativi identificati dalle diverse denominazioni del vino, è utile ripercorrere anche i passaggi necessari ad ottenere la certificazione. Qualsiasi produttore di una partita di vino, dopo aver rispettato le norme contenute nel disciplinare di produzione, potrà sottoporre il proprio vino all’esame chimico-fisico e organolettico della commissione di degustazione, cosicché venga accertata la corrispondenza del prodotto con i parametri stabiliti nel disciplinare di produzione. Una volta superato l’esame, il vino potrà avvalersi della denominazione per cui ha fatto richiesta.
Le denominazioni del vino: il sistema francese
Possiamo tranquillamente affermare che il sistema di certificazione dell’appellation francese rappresenta il modello di riferimento per la classificazione dei vini, data la ormai consolidata organizzazione normativa che, oltre a riflettere la diversità e la ricchezza del territorio, regola nel dettaglio:
zone di produzione, con sottozone e menzioni geografiche come Cru, Grand Cru, Premier Cru
varietali ammessi
rese per ettaro
pratiche vitivinicole ed enologiche
Le AOC si posizionano al vertice delle denominazioni europee per i vini francesi e dal 2012 l’AOC è stata integrata nel sistema europeo delle AOP appellation francese, garantendo un riconoscimento uniforme all'interno dell'Unione Europea.
L’IGP, invece, è il corrispondente francese dell’IGT italiano, più flessibile e adatto ai vini innovativi o a produzioni meno tradizionali.
Da ultimo, i Vin de France sono vini senza denominazione, paragonabili ai vini generici italiani: rappresentano una categoria più semplice ma non per questo priva di qualità. I controlli francesi sono tra i più rigorosi al mondo e includono analisi chimiche, test di qualità e certificazioni da parte di organismi indipendenti.
Le denominazioni del vino: il resto del mondo
Spagna
In Spagna, il sistema delle denominazioni prevede:
DO (Denominación de Origen), corrispondente alla DOC italiana, disciplina vitigni ammessi e zone di produzione
DOCa (Denominación de Origen Calificada), equivalente alla DOCG italiana, è riservata ai vini di massima eccellenza
Germania
Tra le denominazioni europee, il sistema di classificazione vini tedesco è unico, perché presenta una suddivisione dei vini basata sul livello di zuccheri nel mosto:
QbA (Qualitätswein bestimmter Anbaugebiete): vini di qualità con origine controllata
Prädikatswein: vini di pregio, suddivisi in livelli come Kabinett, Spätlese e Auslese
Portogallo
Il Portogallo utilizza:
DOC (Denominação de Origem Controlada), equiparable alla DOC italiana
IPR (Indicação de Proveniência Regulamentada), denominazione transitoria per regioni emergenti
In conclusione
Saper comprendere il sistema delle denominazioni del vino è basilare per arrivare ad apprezzare le sfumature di ogni bottiglia e saperne riconoscere il valore.
La denominazione di origine controllata, che sia italiana come la DOCG o francese come l’AOC, garantisce qualità, autenticità e legame con il territorio.
Conoscere le denominazioni europee, aiuta meglio a orientarsi nel mondo del vino e a scegliere etichette che soddisfino sia il palato che le esigenze economiche.
Certamente ogni paese europeo propone un sistema di classificazione vini che ha sia punti di forza che di debolezza: al netto delle similitudini, l’Italia per esempio si avvale delle fascette di stato, che negli altri paesi non sono impiegate, mentre la Germania è l’unico che pone attenzione sul livello zuccherino del mosto.
Italia e Francia, da ultimo, è innegabile che adottino i più rigidi disciplinari tra tutti, utili si a valorizzare le eccellenze del territorio, ma capaci anche di limitare la creatività. In conclusione, qualsiasi vino vi approcciate a degustare, potete essere sicuri che se rientra in un sistema di classificazione vini riconosciuto, porterà con sé una storia di qualità e di passione.