La fillossera è un parassita d'importazione che raggiunge l'Europa intorno alla seconda metà del 1800. Da subito, il parassita viene considerato come un vero e proprio flagello: la sua azione particolarmente devastante ebbe come conseguenza la necessità di ripristinare l'intero patrimonio viticolo europeo. La fillossera della vite attacca le radici di conduzione della pianta: è da qui che trae il suo nutrimento, portando molto velocemente la pianta alla morte. L'introduzione del patogeno nel continente europeo avviene mediante l'importazione delle barbatelle. Si tratta, in particolare delle barbatelle Catawba oppure Isabella. In linea generale si parla delle varietà di Uva Fragola, richiestissime nel Vecchio Continente per tenere a bada le infezioni prodotte dall'oidio. Al tempo, infatti, non si usava contrastare i patogeni con lo zolfo. Il parassita raggiunse dapprima i vigneti francesi, in particolare i territori del Bordeaux e successivamente quelli del Basso Rodano, ovvero le terre dove era maggiore la diffusione e la presenza di vigneti.

L'avvento delle fillossere della vite determina un punto di rottura netto nella storia della vite fra il periodo pre-filosserico e quello post-filosserico. La distruzione dei vigneti fu così profonda e repentina soprattutto perché il parassita ancora non si conosceva dal punto di vista biologico, né tantomeno si sapeva quali erano gli stadi intermedi prima dello sviluppo completo dell'insetto.
Dopo l'insediamento di questo parassita sul territorio europeo, quindi, si sono dovute reinventare le tecniche di conduzione dei vigneti.

Come agisce la fillossera della vite

La diffusione delle fillossere in Europa è immediata e devastante. A partire dal 1850 circa, quindi, tutti i vigneti vengono colpiti presentando in prima battuta danni all'apparato radicale. I danni si concretizzano in galle nodose, anche di dimensioni importanti, e nell'incapacità della pianta di assorbire acqua e sali dal terreno. La presenza della malattia si presenta anche a livello fogliare: sulla foglia, nella pagina inferiore, appaiono delle escrescenze rugose e tondeggianti, tanto da far apparire la foglia irregolare e nodosa anche al tatto. Non tutte le varietà di vite hanno reagito alla malattia allo stesso modo.

La vite Americana, ad esempio, è apparsa più resistente ai danni alla radici, in quanto queste ultime si sono dimostrate meno reattive alla puntura del parassita. Molti più danni si sono evidenziati nell'apparato fogliare: le foglie, quindi, una volta colpite dal parassita si sono riempite di galle. Molto più pesante il danno arrecato alle radici della vite Europea: l'apparato radicale maggiormente sensibile alle punture di questa varietà, si riempie velocemente di galle anche di grosse dimensioni, le quali a loro volta producono una degenerazione dei tessuti e quindi l'incapacità della pianta di assorbire il nutrimento necessario alla sua sopravvivenza. Nessun sintomo della malattia appare sulle foglie, che sembrano insensibili alle punture delle fillossere. Proprio per questa ragione, non ci si rende conto della presenza del patogeno sino a quando la pianta non manifesta l'imminenza della sua fine.

I rimedi alla fillossera

I rimedi alla fillossera messi in campo dagli addetti ai lavori furono molteplici, e anche molto diversificati. In prima battuta si penso alla sommersione delle vigne: in questo modo si pensava di sconfiggere il patogeno asfissiandolo. Un altro metodo utilizzato inizialmente fu quello di insabbiare le vigne: questa tecnica venne messa in pratica perché ci si accorse che in tutti i terreni sabbiosi, con arenaria di origine marina, l'azione del parassita appariva meno virulenta se non incapace a diffondersi e attaccare la pianta. Per raggiungere la soluzione si dovette attendere un po'. Solo alla fine si comprese che alcune varietà americane risultavano completamente immuni, limitatamente all'apparato radicale, al patogeno. Grazie a questa intuizione si decise, quindi, di dar vita a una pianta con piede americano e apparato fogliare europeo. Da questo momento in avanti interi vitigni e interi territori vengono ricostruiti con barbatelle bi-membre: dopo l'approdo del parassita della vite si perdono numerosissime varietà autoctone. Il periodo del postfillossera, quindi, è conosciuto come l'era della viticoltura moderna.

I vitigni resistenti alla fillossera

Oltre alle vigne con piede americano e apparato fogliare europeo, vi sono altre varietà, proprie della penisola italiana, resistenti al parassita della vite. Parliamo dei vitigni Fortana, diffusi nei terreni di Modena e Ferrara. Quello di Fortana e un vitigno cosiddetto a piede "franco": ciò significa che custodisce tuttora il piede originario della vitis vinifera europea. La ragione della resistenza di questa varietà è ricondotta ai terreni sabbiosi tipici della zona, i quali hanno impedito naturalmente la sua diffusione. Il patogeno della vite non costituisce solo un punto di rottura rispetto ai metodi di coltivazione passati: esso ha influito anche sulla storia del vino, producendo la perdita di sapori e profumi di cui resta memoria solo nei libri.