Non è mai stato così bello bere non solo i vini spagnoli ma anche quelli provenienti dal Sud America, continente che con la Spagna continua ad avere un legame fortissimo. Nella Penisola Iberica non c’è mai stata infatti tanta qualità quanto oggi, una vivacità che negli ultimi anni ha attraversato tutto il Paese e che ha portato a vini di grande fascino e sicura aderenza territoriale. Vale per i Cava, forse i più famosi vini a metodo classico prodotti al di fuori della Francia, spumanti capaci di coniugare sostanza e finezza come pochissimi altri a prezzi molto, molto interessanti, e vale per i celebratissimi Roja, rossi il cui legame con la zona di Bordeaux è sempre stato molto forte e che oggi vengono costantemente considerati tra i grandi rossi europei. Vale per i Ribera del Duero, vini di immensa complessità, come i Roja prodotti a partire da quel tempranillo oggi sulla bocca di tutti (almeno quanto i Priorat, vini che stanno ridisegnando la percezione della Catalogna). In Argentina dopo un paio di decenni caratterizzati da una produzione di vini nati più per stupire che per essere bevuti sembra si sia giunti a una vera e propria quadratura del cerchio: i vini degli ultimi anni spiccano per equilibrio e per freschezza, sembrano aver trovato quella finezza che caratterizza le migliori produzioni del mondo. Vale per la zona di Mendoza, la più importante, ma anche per aree considerate fino ad oggi come periferiche, Patagonia su tutte. Il Cile è poi il Paese che sembra aver compiuto più di altri un salto verso quella consapevolezza necessaria a diventare grande. I vini cileni non sono infatti mai stati così completi, aiutati spesso da vigne a piede franco centenarie che non hanno mai conosciuto la fillossera, caso al mondo più unico che raro. Il Cabernet Sauvignon continua a fare la parte del leone, affiancato da grandissimi Carménère e Pais, solo per citare alcuni dei suoi rossi più famosi. Vini legati da un filo conduttore, che raccontano conquiste e riscosse. Vini che soprattutto sono buonissimi.