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Provengono tutti dallo stesso ceppo familiare, mutato nei secoli fino alla nascita di tre uve differenti: Pinot Nero, Bianco e Grigio. La proposta odierna vi offre l’opportunità di bere tre vini dalla storia comune, che sanno regalare emozioni diverse, spesso complementari. Il Pinot Nero è il nobile padre di questa dinastia, un vitigno geneticamente instabile che è mutato nei secoli, dando origine al Pinot Bianco e al Pinot Grigio, uve dalle caratteristiche peculiari. Il Pinot Nero, chiamato dai francesi “enfant terrible” per la sua bizzarria, è un vitigno difficile da coltivare, che rappresenta una sfida costante, annata dopo annata, per i viticoltori di tutto il mondo. La sua terra d’elezione è la Borgogna, dove si esprime con caratteristiche di rara eleganza, ma anche in Alto Adige questo vitigno raggiunge vette qualitative impareggiabili, grazie al clima e ai terreni vocati. Un Pinot Nero coltivato nei climi caldi, che non ha fatto un passaggio in legno, sarà segnato da aromi fruttati di lampone, mirtillo e ciliegia, ai quali si aggiungeranno profumi di menta e aneto, se allevato a temperature più basse. L’utilizzo della botte talvolta si rivela fondamentale per rendere elegante un Pinot Nero, che si arricchisce di aromi più evoluti e complessi. Indicato col pesce, il Pinot Bianco ha profumi che ricordano la pesca, la susina, la mela e i fiori, che spesso si trasformano in frutta esotica con un passaggio in legno. Dal colore delicatamente ramato, il Pinot Grigio si esprime con profumi diversi in base alla zona di produzione. In Friuli dà aromi floreali e fruttati di grande eleganza, che spesso evolvono in sentori balsamici nelle zone con maggiore escursione termica giorno-notte. Ottimo a tutto pasto, è ideale con preparazioni strutturate sia di pesce che di carni bianche.

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