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Con la recente scomparsa di Louis Latour se n’è andata una delle figure più importanti e carismatiche della storia della Borgogna. È infatti anche grazie alla sua straordinaria visione, alla sua intraprendenza e alla sua energia se esiste la regione che conosciamo oggi, culla di alcuni dei più famosi, celebrati e costosi vini del mondo.Un percorso, il suo, che è iniziato con l’ingresso in azienda molto giovane, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una realtà la cui rete commerciale era del tutto da ricostruire, ma che se da una parte aveva vissuto tutte le difficoltà degli anni precedenti dall’altra poteva vantare una storia unica, le cui radici affondavano nei secoli precedenti. La fondazione della Maison è infatti datata 1797, appena 8 anni dopo la Rivoluzione. Da allora la sua crescita è stata inarrestabile: le prime spedizioni all’estero risalgono al 1815, attività da sempre centrale per una realtà dalla spiccata vocazione internazionale, mentre l’apertura degli uffici nel centro di Beaune per il nuovo ruolo di “négociant” sono del 1867. Ancora oggi Maison Louis Latour fa dell’acquisto e della vendita del vino una delle sua attività più importanti, un successo reso possibile grazie a una conoscenza millimetrica delle vigne e dei vini dei suoi conferitori, cosa che la porta alla realizzazione di cuvée sempre straordinarie, tra le migliori della Borgogna.Con meticolosità Louis Latour, il cui nome era lo stesso del fondatore della Maison, iniziò a lavorare al consolidamento del marchio grazie anche a moltissimi viaggi soprattutto negli Stati Uniti, ancora oggi mercato di riferimento al di fuori della Francia. Louis era convinto dell’importanza di essere “négociant”, attività che dopo la divisione di una parte della famiglia con la conseguente riduzione degli ettari vitati a disposizione, divenne sempre più centrale per la Maison. Non è un caso che a partire dagli anni 80 abbia deciso di imbottigliare vino proveniente prima dal dipartimento dell’Ardèche e poi dalla Provenza cercando al tempo stesso di rimanere concentrato su quanto di meglio i suoi vigneti in Borgogna potessero offrire. Una visione pionieristica che ha portato la cantina a contare su quasi 50 ettari in Borgogna di cui più della metà iscritti a Grand Cru. Un caso unico.“La sua è stata una vita eccezionale, è stato uno dei Grand Monsieurs di Borgogna - ha detto il figlio Louis-Fabrice a Wine Spectator - e quello che siamo oggi lo dobbiamo unicamente a lui.”

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