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Il più grande vino italiano, il più elegante e il più longevo, deve la sua nascita alla lungimiranza di Camillo Benso, allora sindaco di Grinzane, che intorno alla metà dell’Ottocento intuì il potenziale delle colline che circondavano la piccola città di Alba. A quell’epoca il fascino dei vini francesi era tale che si cercava di imitarne la qualità, spesso senza successo. Fu il Conte di Cavour a chiamare nelle sue tenute, per primo, un famoso enologo francese affinché lo aiutasse a migliorare il vino prodotto. Una collaborazione che gettò le basi del Barolo moderno. Il successo fu pressoché immediato ed inarrestabile fino a portarlo ad essere universalmente considerato come uno dei più grandi vini del mondo. Un vino che nasce da sole uve di nebbiolo e la cui zona di elezione si sviluppa tutto intorno al comune di Barolo, in particolare a Castiglione Falletto, La Morra, Serralunga e Monforte. Luoghi mitici, molto diversi tra di loro per caratteristiche climatiche e dei terreni tanto da portare a vini con sfumature sempre differenti in base al vigneto di provenienza. I cosiddetti cru, singoli appezzamenti spesso indicati in etichetta per evidenziare le caratteristiche uniche di questo o di quel Barolo. Il disciplinare prevede che il Barolo maturi in cantina per almeno 3 anni, di cui 2 in botti più o meno grandi di legno. Ma è solo l’inizio, una volta imbottigliato non c’è bottiglia di Barolo che non sia in grado di regalare grandissime emozioni anche a distanza di molti anni dalla vendemmia, più di ogni altro vino italiano.

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