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È stata forte l’attrazione per la terra natia. Dopo aver lasciato San Gimignano, prima del secondo conflitto mondiale, Aldo Bianchi, di ritorno in Toscana per un matrimonio, nel 1960 si innamora del Castello di Monsanto, al punto da acquistarlo nel giro di pochi mesi. Se a ciò aggiungiamo la passione per il vino del figlio di Aldo, Fabrizio Bianchi, il quadro è completo. Fu proprio quest’ultimo, spinto dal suo spirito imprenditoriale, a impiantare nuovi vigneti e a implementare, insieme con la moglie Giuliana, l’attività vitivinicola attorno al Castello di Monsanto. Dal 1962, anno della prima vendemmia, a oggi, le sperimentazioni in vigna e in cantina sono state numerose, tutte volte alla massima ricerca qualitativa e al raggiungimento della perfezione in ogni singolo dettaglio. È questo il dna di un’azienda i cui vini ottengono puntualmente importanti riconoscimenti, grazie, prima di tutto, alla passione e alle emozioni che le persone coinvolte nella produzione riescono a mettere in circolo.

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