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Karim Vionnet

Karim Vionnet inizia il suo percorso di vignaiolo nel 2005, collaborando con Guy Breton come lavoratore stagionale, prima in vigna e, successivamente, in cantina. In seguito, nel 2006, acquista i primi 2 ettari di vigna, a Quincié, nel Beaujolais; questi, posti nel territorio di Villié-Morgon, diventeranno, poi, in breve tempo, ben 5. La produzione di Karim, fedele alle teorie di quella che, decenni fa, la stampa anglosassone definì la "Banda dei quattro di Morgon", ovvero Marcel Lapierre, Jean Foillard, Guy Breton e Jean-Paul Thévenet, riunitisi in opposizione al "vino industriale" nel Beaujolais, segue un approccio che limita al massimo gli interventi in vigna e in cantina, con lo scopo di produrre vini autentici e naturali. Dinamico e convincente esponente di una viticoltura che rifiuta la standardizzazione, Karim Vionnet concentra le sue energie sulla coltivazione del gamay, varietà alla base di tutte le sue etichette, regalando, ai veri appassionati, vini plasmati nel carattere, principalmente, in vigna, segnati dall'andamento climatico dell'annata e assecondati dalle mani del vigneron. Tra i suoi prodotti troviamo, per esempio, il Beaujolais-Villages "Du Beur dans les Pinards" e un Fleurie AOC. Il primo deve il suo nome a un termine, Beur, inventato dai socialisti di François Mitterrand negli anni '80, che nel gergo francese si riferisce ai discendenti degli emigranti dal Nord Africa stabilitisi o nati in Francia ed è inteso a rimarcare le origini maghrebine di Karim; "rosso non rosso", dalla sorprendente freschezza, conquista grazie ad una entusiasmante impronta primaverile. Il secondo, invece, rientra nei 10 crus del Beaujolais e, esattamente come ci si aspetta da tutti i vini di questa denominazione, vanta una delicatissima impronta floreale, da alcuni definita "di carattere femmineo". I vini di Karim si sono fatti, in pochi anni, strada nel mondo dell'enologia; ampi, setosi e invitanti, "gouleyant" in francese, sono oggi venduti e apprezzati ovunque.