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La selezione di oggi vi porta alle origini stesse del Barolo, che compone - assieme agli altri grandi rossi del territorio - il complesso mosaico enoico del Piemonte. I Marchesi di Barolo, d’altra, rappresentano la storia stessa di questo vino, diventato famoso grazie a Juliette Colbert che ai primi dell’Ottocento intuì le straordinarie potenzialità del nebbiolo, un vitigno ricco e austero, che poteva reggere nel tempo se affinato in grandi botti di legno. Era nato il “Re dei vini, il vino dei Re”, sua Maestà il Barolo. Un vino che vi consigliamo nella versione “Barolo della Tradizione”, - tra le novità a catalogo - segnato da sentori di frutta a bacca nera, cannella e tabacco, che potete abbinare alla selvaggina da pelo. Gli amanti del Dolcetto d’Alba, un grande classico della viticoltura piemontese, non possono perdere il “Bossèt”, dagli aromi di frutti rossi, beva fresca e piacevole, ottimo coi primi piatti delicati e i formaggi freschi. Mentre se preferite la Barbera d’Alba, provate il “Ruvei” che vanta nell’uvaggio un 15% di nebbiolo, tanto da risultare più strutturata in bocca e complessa al naso. Vini prodotti oggi dalla famiglia Abbona, quinta generazione dopo quella del patriarca Pietro, che - col suo spirito imprenditoriale - rilevò i tenimenti dei Marchesi di Barolo sul finire dell’Ottocento, decretando il definitivo successo di questa cantina. Tannico curiosità: a Palazzo Barolo - dove visse Juliette Colbert col consorte Carlo Tancredi Falletti - soggiornò anche Silvio Pellico, dopo aver passato vent’anni nella prigione dello Spielberg. L’autore de “Le mie prigioni” venne assunto come segretario e bibliotecario del Palazzo. Vi rimase sino alla morte, avvenuta nel 1854.

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