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Sirius

Sin dal momento della sua fondazione con l’istituzione dell’ufficio acquisti di Bordeaux, avvenuta sul finire del XIX secolo e nel 1883 per l’esattezza, l’azienda Sichel è stata quello che potremmo definire come un esclusivo “affare di famiglia”, che di padre in figlio, nel corso dei secoli ha visto succedersi senza interruzioni al timone della società ben sei diverse generazioni.
Oggi, i fratelli Allan, Charles, James, Benjamin e David, ciascuno specializzato nel proprio settore, continuano a portare avanti quel viaggio intrapreso verso la fine dell’800. Fedeli alla filosofia aziendale delle origini, per cui l’obiettivo principale è sempre stato quello di valorizzare e rispettare la massima qualità possibile e l’autenticità dei diversi territori, l’impresa nel corso dei secoli si è ampliata, e da semplice azienda di distribuzione di vini è diventata una realtà attiva direttamente anche nell’ambito produttivo.
Tramite una serie di importanti acquisizioni effettuate con il passare del tempo, infatti, oggi l’impresa della famiglia Sichel si è espansa nel tempo, allargando il proprio raggio di azione. In particolare, con l’acquisto di un impianto di vinificazione e con la costruzione di un impianto di imbottigliamento, e allo stesso tempo controllando importanti appezzamenti vitati, l’azienda si esprime con nomi del calibro di Château Angludet, Château Palmer, Château Argadens e Chateau Trillol, cui si aggiungono i brand di Les Hauts de Bel Air e di Cap Bel Air. In questo scenario, Sirius rappresenta un progetto vincente di un négociant d'oltralpe che ha deciso di passare dall'altro lato del suo mondo, e diventare un produttore di vino.
La cantina da cui escono le etichette Sirius è stata fondata nel 1967, e prende il nome dalla stella più luminosa del nostro sistema solare. Gestita attualmente con lo stesso entusiasmo, lo stesso rigore e la stessa passione delle origini, la Maison riesce a dare vita a vini caratterizzati dall'ottimo rapporto qualità prezzo, in una regione dove il lusso regna sovrano, a volte dimenticandosi di chi concepisce ancora il vino come un compagno sulla tavola per tutti i giorni.