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Santo Iolo

Il desiderio inizialmente quasi inconscio di “fare il vino”, e quel sogno che durante le fughe dalla città si materializzava nella grande casa di campagna. Poi le letture, lo studio rubato al lavoro, qualche corso di approfondimento e qualche conoscenza professionale nel campo. Infine, dal 2003, la realizzazione di ciò che per anni era stata solo fantasia, con la nascita di Santo Iolo. Quindi l’impianto dei vigneti, con la scelta iniziale ricaduta sulle uve di tre grandi internazionali, come cabernet sauvignon, merlot e syrah, poi nel tempo seguiti da vermentino, alicante e malbec. E il 2011 la prima etichetta, con quel sogno ormai realizzato pronto a farsi conoscere in tutto il mondo. Come in una favola, Santo Iolo si è trasformata da sogno a realtà, e tutto è cominciato da zero, senza poter contare su antenati blasonati, senza poter sfruttare i vigneti di famiglia e senza nemmeno avere nessuna proprietà da rivalorizzare. Il palcoscenico è quello dell’Umbria meridionale, in cui il paesaggio mantiene quel “non so che” di antico e affascinante, e dove i pendii delle colline sono morbidi e dolci. È la campagna di Narni che ospita la cantina “Santo Iolo”, che oggi può contare su una superficie di circa quattro ettari vitati. Tra i filari, le pratiche agronomiche sono tanto semplici quanto scrupolosamente rispettate, per cui alla severa potatura invernale segue una rigida selezione dei grappoli in estate, perché la qualità è sempre anteposta alla quantità. In cantina, i locali sotterranei e scavati nella terra rappresentano il luogo in cui il vino nasce e prende forma, utilizzando moderne tecnologie ma seguendo antichi saperi. Allora ecco che abbiamo il Vermentino “Pratalia”, il “Santoiolo”, il “Rossoiolo” e il “Donnaiolo”: vini, quelli che nascono nelle terre dell’Umbria del sud per mano della cantina Santo Iolo, figli di una passione incondizionata, che come nelle migliori storie a lieto fine, si esprime in etichette dal fascino assoluto.