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Perazzeta

A metà strada tra l’area di produzione del Brunello di Montalcino e la zona del Morellino di Scansano, incontriamo la denominazione di origine di Montecucco dove - come sbagliarsi - è il sangiovese la varietà vitata che rappresenta lo zoccolo duro del disciplinare di produzione. Separato da Montalcino solo dal fiume Orcia, il territorio della denominazione di Montecucco, seppur non gode del blasone delle denominazioni vicine, propone vini altrettanto interessanti, che qualitativamente parlando non hanno nulla da invidiare al Brunello né tanto meno al Morellino. In questo scenario, esattamente a Montenero, piccolo borgo della Val d’Orcia, si trova l’azienda vitivinicola Perazzeta, nata sul finire del secolo scorso, nel 1998 per la precisione, ma fondata su quella che era la struttura di un’antica fattoria risalente al 1500. Ci troviamo in provincia di Grosseto, e la superficie vitata di cui al momento l’azienda dispone arriva a coprire i venti ettari. Su terreni ottimamente esposti, a un’altitudine variabile tra i 250 e i 380 metri sul livello del mare, e sfruttando microclimi particolarmente favorevoli alla viticoltura, sono allevate piante nel pieno rispetto di ambiente ed ecosistema. Tra i filari, il sangiovese è la varietà predominante con il 70%, mentre il restante 30% è suddiviso tra gli internazionali di cabernet sauvignon e syrah, e l’autoctono del vermentino. Uve schiette, concentrate e ricche in ogni loro sfumatura organolettica, che in cantina sono lavorate senza mai snaturare ciò che la stagione e il territorio sono riusciti a esprimere nel frutto. Seguendo scrupolosamente ogni passaggio produttivo, dalla vinificazione all’invecchiamento, dall’imbottigliamento all’affinamento, sono circa 100mila le bottiglie prodotte annualmente: rossi a base sangiovese in primis, ma anche rosati e bianchi. Etichette che rispondono a nomi come “Alfeno”, “Licurgo” e “Terre dei Bocci”, ma soprattutto vini che rispecchiano fedelmente la più vera e sincera essenza delle terre della Maremma Toscana.