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Paola Lanzavecchia

Sul finire degli anni ’50 del secolo scorso, nel 1959 per l’esattezza, Pietro Lanzavecchia fondò l’azienda che fa capo a Tenuta Cappallotto, costituita da circa 25 ettari in totale, di cui poco meno di venti sono vitati.
A Serralunga d’Alba, è oggi Daniele Lanzavecchia, insieme alla figlia Paola, a condurre l’impresa vitivinicola, cui si riferiscono ben cinque brand enologici, tra i quali vi è anche quello di “Paola Lanzavecchia”.
Quest’ultima, dopo aver dedicato quasi dieci anni ad acquisire competenze formative e conoscenze professionali, cerca attualmente di esternare quello che da sempre ha considerato come un legame inscindibile, instauratosi con le terre, con i vigneti e con la cantina di famiglia. Nascono così le etichette di Paola Lanzavecchia, espressioni di territori unici, in cui il vino diventa qualcosa di vivo, che coinvolge il cuore e la mente.
Tutto inizia dal lavoro tra i filari, dove le piante sono allevate nel massimo rispetto per la natura, per la biodiversità e per l’ecosistema, così da arrivare a raccogliere grappolo schietti, sani, pregiati e concentrati in tutte le loro più piccole sfumature organolettiche.
In cantina, la filosofia seguita non è molto diversa da quella adottata in vigna, e cercando sempre di valorizzare le caratteristiche della materia prima, viene costantemente perseguita la massima qualità possibile.
Ecco allora che dal rito della vendemmia, per arrivare al prodotto finale, il corpo e l’anima sono letteralmente rapiti dall’emozione di una nuova annata che pende vita, traducendosi in nomi come “Calice”, “Essentia”, “Seta”, “Purosangue” e “Parole”. Dal Barolo allo Chardonnay delle Langhe, dal Dolcetto alla Barbera, si giunge quindi all’orgoglio di poter condividere con qualcuno il risultato di amore e fatica, ovvero la conseguenza di un processo che coinvolge i cinque sensi, nonché il frutto di un lavoro che, prima di tutto, è una scelta di vita, poi una professione.